La situazione in Portogallo a fronte degli sviluppi sul piano internazionale

desousa bandiere pcpdi Jerónimo de Sousa, Segretario Generale del Partito Comunista Portoghese | da solidnet.org

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

L’evoluzione della situazione internazionale, i recenti e prevedibili sviluppi nell’Unione europea associati ad altri fattori esterni devono essere considerati nella loro dimensione di insieme con le ripercussioni a livello nazionale. Le implicazioni politiche, economiche e commerciali della nuova amministrazione degli Stati Uniti sono ancora imprevedibili, mentre sollevano una notevole incertezza gli sviluppi e le conseguenze connesse alla rottura del Regno Unito dall’Unione europea, alle nuove regole di “finanziamento” annunciate dalla BCE, ai fattori di instabilità e di guerra permanente in varie parti del mondo.

La situazione del Paese e le sue prospettive di sviluppo mostrano con innegabile nitidezza la necessità di una politica patriottica e di sinistra, in grado di preparare il paese per fronteggiare gli avvenimenti esterni e i vincoli che ne conseguono, e garantire una risposta ai problemi nazionali, affermando la nostra sovranità e indipendenza.

Il Paese ha sperimentato, in questa nuova fase della vita politica nazionale, le misure adottate in difesa, restituzione e conquista dei diritti che hanno interrotto la traiettoria di declino e di intensificazione dello sfruttamento e impoverimento imposto dai partiti PSD/CDS (vedi situazione politica interna del Portogallo: infomercatiesteri.it N.d.t.). Questo fatto, con il suo portato, non ci deve illudere sulle limitazioni che impediscono di proseguire in questa direzione sia in termini di risposta alle aspirazioni e ai diritti, sia nella rottura con i vincoli all’origine dei problemi strutturali che interessano il paese.

I problemi accumulati in decenni di politica di destra si sono saldati alle conseguenze della politica di distruzione attuata del governo del PSD/CDS e il patto di aggressione sottoscritto da questi partiti e dal PS con il FMI, la Commissione europea e la BCE. L’indebolimento dell’attività produttiva, il disinvestimento nei settori essenziali, l’attacco alle funzioni sociali dello Stato, lo smantellamento e la cessione di aziende strategiche favorendo la speculazione finanziaria, il private banking e l’indebolimento della Cassa Depositi Prestiti, l’esternalizzazione: sono segni di un processo di sfruttamento e impoverimento con conseguenze e effetti duraturi che dobbiamo affrontare e superare.

Il Portogallo è stato trascinato in una situazione che compromette il suo futuro. Non è possibile mascherare la vulnerabilità del Portogallo rispetto fattori esterni che il paese non determina, né è preparato ad affrontare. Variabili come il prezzo del petrolio, il valore dell’euro e del dollaro o le pressioni relative all’approvvigionamento di cibo ed energia, pendono come una spada di Damocle sul paese. Privo di sovranità monetaria e totalmente dipendente dalle opzioni della BCE o dal ricatto delle agenzie di rating, il Portogallo non dipende solo dall’esterno, ma è, di fatto, condizionato nell’esercizio del suo diritto inalienabile di sviluppo sovrano e progresso sociale.

È un’illusione pericolosa ritenere che sottoporre il Portogallo, come è il caso, alle regole e ai dettami dell’Unione Europea, buoni solo per gli interessi politici ed economici dei centri dominanti l’UE, ed anche mantenerlo legato ad un percorso di risanamento di bilancio riducendo la sua risposta ai problemi nazionali o accettare l’asfissia di un debito che impedisce la crescita e lo sviluppo economico, avrebbe raccolto il favore del capitale transnazionale. L’ultima uscita di titoli di Stato portoghesi a dieci anni con tassi di interesse oltre il 4%, associata alle nuove minacce dell’Eurogruppo e alle pressioni dell’OCSE per le cosiddette riforme strutturali e richieste di maggiore “consolidamento di bilancio”, dimostrano l’impossibilità di difendere gli interessi del Portogallo senza affrontare le questioni del debito e dell’euro.

Si tratta di una pericolosa illusione pensare che a fronte di una maggiore instabilità e incertezza internazionale, gli interessi nazionali siano difendibili nel quadro di un rafforzamento dell’Unione Europea. Per il Portogallo, l’Unione Europea e l’Euro comportano vincoli brutali che colpiscono gli interessi nazionali, sia in nome del mercato unico a vantaggio del grande capitale e delle grandi potenze, sia nei negoziati internazionali, sacrificando la produzione nazionale a favore di altri interessi.

In un contesto in cui l’incertezza e l’instabilità peggiorano, non ci sarà solidarietà, una solidarietà che non è mai esistita. Avremo invece un’Unione europea al servizio delle maggiori potenze, in un quadro di contesa e di negoziati internazionali che ignorano, riducono e sacrificano gli interessi nazionali. La risposta, l’unica risposta è quella di adottare tutte le misure appropriate, comprese quelle di emergenza, di difesa e rafforzamento della sovranità a più livelli, con una politica estera indipendente e sovrana.

Come il PCP ha ribadito più volte, il problema del paese non è il deficit, più volte utilizzato per imporre la riduzione della spesa pubblica, per limitare i diritti sociali, gli stipendi e le entrate, ma un debito insostenibile che riduce gli investimenti e consuma le risorse e la ricchezza nazionali.

Il paese non ha bisogno di essere sottoposto alla brutalità di altre misure di risanamento del bilancio che atrofizzano il suo sviluppo. Il Portogallo, escludendo gli interessi sul debito, ha già un avanzo primario di bilancio superiore a quattro miliardi di euro. Come il PCP ha sottolineato a più riprese, quello di cui il paese ha bisogno è di liberarsi dalla sudditanza dell’euro e recuperare la sovranità monetaria come elemento necessario – associato alla rinegoziazione del debito e al controllo pubblico sulle banche – per adottare una politica rispondente ai problemi della produzione nazionale, alla creazione di posti di lavoro e agli investimenti pubblici.

Il PCP valorizza i progressi e le conquiste raggiunti, inseparabili dal contributo e dall’iniziativa del PCP. Progressi e conquiste il cui esito è stato possibile solo grazie all’azione e alla lotta dei lavoratori e all’intervento del PCP. Progressi e risultati che sono diventati possibili solo in un rapporto di forze in cui il PS non aveva la maggioranza di governo. Progressi e risultati che, al di là del programma di governo, sono diventati possibili solo con l’azione e la lotta dei lavoratori e del popolo e il contributo e l’influenza decisiva del PCP. Misure e progressi che un governo di maggioranza PS non avrebbe adottato.

Il PCP continuerà il suo intervento determinato dal suo impegno con i lavoratori, con il popolo e il paese. Tenendo conto delle possibilità e della necessità di soddisfare le aspirazioni e i diritti, senza illusioni sulle limitazioni, i vincoli e le contraddizioni derivanti dalle scelte e dalla linea politica del governo PS.

Contraddizioni evidenziate dai recenti sviluppi. Sia nella reiterazione di una linea politica da parte del PS che non rompe con la politica di destra e che riflette il legame con il grande capitale, espresso in particolare nell’accordo di dialogo sociale con l’Unione industriale: confermando la fine della contrattazione collettiva; respingendo il principio di trattamento più favorevole e rinunciando all’abolizione di queste e di altre gravi norme del Codice del Lavoro e leggi sul lavoro nella Pubblica Amministrazione. Sia che si tratti della strategia adottata dal PSD e anche dal CDS per far dimenticare il recente passato, per dare espressione al loro senso di rivalsa dopo la rimozione dal potere, cercando di attaccare o condizionare l’azione del PCP. Sia che si tratti della persistenza di “patti di regime” o della promozione di un “ampio consenso” che, in pratica, assicurano il predominio degli interessi e degli obiettivi del “blocco di centro” nelle decisioni e nei problemi di aggiustamento nazionale del Paese.

L’intervento del PCP non è determinato né si farà condizionare da manovre o pressioni.

Non sarà il PCP a scartare gratuitamente la possibilità e le prospettive create a livello politico con i nuovi rapporti di forza di ottenere tutto quanto possibile in difesa, restituzione e conquista dei diritti.

Non sarà il PCP a interpretare la lotta dei lavoratori come un presunto fattore di instabilità, né contribuire all’apatia e al conformismo che limitano il ruolo decisivo e insostituibile nella lotta dei lavoratori e del popolo per realizzare un altro corso per il Portogallo.

Il PCP non si comprometterà davanti alla politica di destra e alle opzioni che offre, indipendentemente dalla loro provenienza; il PCP porterà avanti la piena affermazione delle sue proposte e progetti e la lotta per una politica patriottica e di sinistra alternativa.

Il PCP ribadisce la sua determinazione e l’impegno verso i lavoratori e il popolo, nella piena convinzione che gli interessi del Paese richiedano una politica diversa.

Dati gli sviluppi della situazione internazionale e dell’Unione europea, il PCP ribadisce la necessità di una politica patriottica e di sinistra, e darà espressione al suo intervento in passaggi cruciali per il paese che assumono particolare rilevanza e urgenza:

– Lanciare un ampio dibattito sulla produzione nazionale e sul suo aumento, in particolare assicurando la sovranità alimentare ed energetica, come condizione per l’indipendenza economica e la promozione dell’occupazione, con l’individuazione dei bisogni e delle risorse, l’eliminazione dei vincoli, l’emanazione di misure per promuovere e stimolare l’economia.

– L’espansione di azioni per la libertà del paese dalla sottomissione all’Euro, che associata alla rinegoziazione del debito e al controllo pubblico delle banche, preparerà il Portogallo ad affrontare i vincoli esterni, a recuperare la sovranità monetaria e di bilancio, liberare risorse per gli investimenti pubblici, migliorare i servizi pubblici e rafforzare le funzioni sociali dello Stato;

– Stabilire come obiettivi improrogabili: la promozione dell’occupazione e dei lavoratori, continuando l’azione contro la precarietà, aumentando il salario minimo a 600 euro e innalzando i salari a livello generale, contro la deregolamentazione e per la riduzione delle ore di lavoro, per la difesa della contrattazione collettiva e di modifiche al Codice del lavoro e alle leggi sul lavoro nella pubblica amministrazione;

– L’affermazione di una politica di difesa che non sia assoggettata agli obiettivi e alle strategie della NATO e alla militarizzazione dell’Unione europea, nel quadro di una politica estera di diversificazione delle relazioni economiche e diplomatiche, basata sulla cooperazione e la pace.

Il rafforzamento del PCP, l’aumento della sua influenza e del suo peso nella vita politica nazionale, la convergenza verso il partito dei democratici e patrioti, lo sviluppo della lotta operaia e popolare sono fattori cruciali per aprire nuove prospettive per rispondere ai numerosi problemi strutturali nazionali.

Il rafforzamento del PCP e il suo intervento costituiscono una condizione per la realizzazione di una politica patriottica e di sinistra, che sancisca come obiettivi essenziali lo sviluppo economico, il superamento dei deficit strutturali, il progresso sociale e la sovranità nazionale.