Intervista a Francesco Maringiò al XX incontro internazionale dei Partiti Comunisti e Operai

maringio primopianoda amna.gr

Pubblichiamo un’intervista che Francesco Maringiò ha rilasciato in occasione del XX incontro internazionale dei Partiti Comunisti

A più di 100 anni della rivoluzione di ottobre ci sono persone che ritengono il comunismo una cosa del passato. Lei è d’accordo? Cosa significa essere comunista nel 21° secolo?

Chi considera il comunismo una cosa del passato commette due errori principali. Il primo è quello di aver creduto alla campagna mediatica occidentale che ha cercato di far passare l’idea che la fine dell’esperienza sovietica coincidesse con la fine del comunismo nel mondo.

Non è così: il Novecento è il secolo dove il movimento comunista internazionale è nato ed ha mosso i primi passi e quell’esperienza, dopo grandi traguardi e straordinari successi, accanto ad alcuni errori, ha lasciato una traccia indelebile che è oggi seguita dalle organizzazioni comuniste di tutto il mondo, a partire dai paesi socialisti che, con la Cina (ma non solo), hanno assurto ad un ruolo di grande protagonismo sul piano politico. Alla luce di questo, parlare di comunismo come di un’esperienza del passato, significa – come diciamo noi italiani – mettersi il prosciutto davanti gli occhi per non vedere la verità. Al contrario, come recitava uno slogan della KNE di alcuni anni fa, il comunismo è la gioventù del mondo. Il secondo errore è quello di non aver imparato nulla dalla storia e di considerare immortale questo ordinamento sociale e politico capitalistico, dimostrando la stessa superstizione degli uomini del medioevo che consideravano quel sistema sociale immodificabile ed immortale. Nulla è immodificabile, neanche questo sistema che genera guerra, povertà, insicurezza sociale e sfruttamento. Pertanto essere comunista nel XXI secolo significa riproporre un nuovo e più razionale sistema sociale che rompe con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Nulla di più attuale e necessario per il futuro dell’umanità.

I partiti comunisti sono sempre stati in prima linea contro la soppressione dei diritti sociali e del lavoro. Tuttavia l’attacco neoliberista sferrato contro i diritti del popolo è molto vasto. Quale deve essere la risposta dei comunisti?

L’attacco ai diritti dei popoli e ai diritti sociali è aumentato in questi anni, parallelamente all’aumento della crisi organica del capitalismo, che si è manifestata chiaramente in tutto il mondo. Aumenta la crisi ed aumenta la repressione, come la storia ci ha già insegnato nel passato. I comunisti sono chiamati ad un doppio compito: da un lato lottare al fianco della classe operaia nella difesa dei suoi diritti, organizzare la lotta e sostenere le mobilitazioni popolari e, dall’altro, portare un contributo unificante nelle lotte e nella coscienza generale. Perché non c’è soluzione a questa situazione, se ciascuno lotta solo per il miglioramento della propria condizione, senza una visione generale e, soprattutto, non c’è soluzione senza avanzare una proposta alternativa a questo sistema sociale, che alimenta la repressione al fine di perpetrare lo sfruttamento di classe.

Ovunque testimoniamo l’ascesa delle forze populiste di destra, accompagnata da un forte revisionismo della storia e delle condizioni sociopolitiche. Come devono reagire i comunisti a questa situazione?

Come dicevo precedentemente il mondo è grande e le idee del socialismo si stanno rafforzando e crescendo. Questo non avviene in Europa, dove invece aumenta il revisionismo storico ed il malessere sociale è attratto dalle posizioni della destra o del populismo di destra. Anche questo, purtroppo, è già avvenuto in passato, aprendo pagine drammatiche della storia europea e mondiale. Ma la storia non si ripete mai uguale a sé stessa, per cui i comunisti sono chiamati ad un lavoro di resistenza per difendere le grandi conquiste della lotta della classe operaia ed un pensiero critico, capace di aprire un percorso diverso nella storia dell’umanità.

In Italia, il Partito Comunista non è più quello degli anni in cui esercitava la massima influenza politica e sociale. Nonostante sia andato al governo dopo la sua trasformazione, esso non rappresenta più l’anima della sinistra nel paese. Crede che esistano prospettive di un cambiamento in senso comunista nel suo paese e quali sono le sfide che il Partito deve affrontare?

Se si riferisce al Partito Democratico, evoluzione delle trasformazioni che ha avuto il PDS nato dallo scioglimento del vecchio Partito Comunista Italiano, non solo esso non rappresenta le istanze della sinistra, ma è evidente che rappresenta gli interessi del grande capitale finanziario internazionale nel nostro paese. Hanno appoggiato tutte le politiche antipopolari e di austerity imposte dall’Ue e sono stati in prima linea ad appoggiare le missioni di guerra, come nel caso della Libia. E’ un esempio fulgido di come nell’ultima fase il PCI, oramai corrotto nel suo orientamento ideologico, abbia venduto la sua anima per poter andare al governo, senza neanche riuscirci mai realmente. E’ stato usato dalle classi dominanti per sconfiggere le istanze comuniste e popolari e poi oggi viene scaricato e vive una condizione di sostanziale crisi. Certo, servirebbe un cambio di rotta nella politica italiana, in direzione della lotta per il socialismo, ma è ancora un percorso lungo, che chiede tutto il nostro impegno e, soprattutto, impone a tutti i militanti di non perdere la fiducia in questi tempi drammatici che viviamo. La sfida maggiore è quella di riuscire a vincere la battaglia per la sopravvivenza.

La Grecia è stata negli ultimi anni il campo di battaglia dell’attacco neoliberista contro la sovranità degli stati nazionali e del popolo. Quale messaggio volete trasmettere al partito comunista greco e ai greci in generale?

La Grecia è stato il banco di prova delle politiche neoliberiste e della sottrazione della sovranità popolare da parte delle istituzioni europee e dei loro alleati nel paese. Il risultato è drammatico ed il popolo greco conosce meglio di chiunque altro questa situazione, che ha sofferto in prima persona. Il Partito Comunista Greco ha scelto la strada coraggiosa di organizzare la lotta sociale e la coscienza del popolo, senza illuderlo che la soluzione fosse rientro l’angolo. Abbiamo tanto da imparare da questo punto di vista e voglio sfruttare l’occasione di questa intervista per porgere a tutti i suoi militanti ed alla sua leadership il mio saluto militante per il centesimo anniversario della sua fondazione.