Cambiamento climatico e lotta di classe

PDARiceviamo da Enzo Pellegrin e volentieri pubblichiamo

di Dominik Maier

Einheit Und Wiederspruch n. 8, ParteiderArbeit.at

4.8.2020

Traduzione di Enzo Pellegrin


Questo contributo è stato pubblicato nell’ottava edizione della 
“Unità e Contraddizione – Organo teorico e di discussione del Pda”. Per ordinare l’intera edizione, inviaci un’e-mail con il nome e l’indirizzo a [email protected]

Il capitalismo ha inserito nell’ordine del giorno politico il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente in virtù della sottomissione dell’uomo e della natura per fini di profitto. Ma, a causa delle prevedibili e drammatiche conseguenze sociali del cambiamento climatico, il rapporto di quest’ultimo con la lotta di classe del proletariato verrà inevitabilmente messo in luce.

1. Il cambiamento climatico è un dato di fatto. Il cambiamento climatico deve essere riconosciuto come un dato di fatto, così come lo è l’uomo, e il fatto che il cambiamento climatico avrà un impatto enorme sulla vita delle persone su tutto il pianeta Terra, inclusa la distruzione dei mezzi di sussistenza di molte persone. La negazione di questi fatti deve essere stigmatizzata dai comunisti come scientificamente e irrazionale, e va dimostrato che questa visione irrazionale va contro gli interessi della classe lavoratrice e del popolo ed è esclusivamente al servizio di determinate forze di capitale.

2. Il cambiamento climatico è prodotto dal capitalismo. La caratterizzazione del cambiamento climatico come prodotto “umano” può essere corretta, a condizione che la causa sia in generale la differenza tra l’uomo e la natura. I comunisti vedono questa differenza, e vedono le persone in generale, ma non si fermano a guardare: vedono anche la particolarità, che per essere giusta la realtà deve essere vista come determinata in modo significativo dalle formazioni storico-sociali. Chi vede solo il quadro generale, ma non quello particolare, ha una visione distorta della realtà che va a vantaggio del solo capitale. I comunisti sottolineano, contro il discorso generico sul carattere “umano” del cambiamento climatico, che è il capitalismo a causarlo. I comunisti non permetteranno che la responsabilità del cambiamento climatico sfugga (in parte) alla classe operaia. Il capitalismo produce per il profitto, a prescindere dalle conseguenze per l’uomo e la natura. La classe lavoratrice non è responsabile dei danni provocati da un sistema sociale in cui la classe lavoratrice è una classe priva di diritti, oppressa e sfruttata. Nello Stato della classe lavoratrice, invece, si procede regolarmente alla pianificazione, secondo le esigenze e gli interessi della classe lavoratrice e del popolo. Solo in questo caso è quindi possibile tener conto di tutte le esigenze legate alla auspicabile conservazione dell’ambiente.

3. Non siamo sulla stessa barca. Il suddetto rapporto tra generale e il particolare riguarda anche la misura in cui, alla luce del cambiamento climatico e delle sue conseguenze imminenti, i cittadini sarebbero tutti sulla stessa barca. Ciò è vero solo in parte e, alla luce delle attuali contraddizioni fondamentali, è un giudizio troppo astratto per descrivere adeguatamente la realtà. In effetti, c’è una contraddizione insuperabile tra la classe lavoratrice e la classe capitalista, che riguarda la questione del cambiamento climatico e delle sue conseguenze come qualsiasi altra questione sociale. Il cambiamento climatico non modifica in modo sostanziale le contraddizioni fondamentali della società o la tendenza fondamentale dell’epoca del passaggio dal capitalismo al socialismo, quindi nemmeno la strategia dei comunisti. I comunisti giudicano anche le opinioni e le politiche in materia di clima soprattutto in base al loro orientamento di classe. Il capitale cerca di usare il cambiamento climatico come pretesto per inasprire la repressione e lo sfruttamento della classe lavoratrice e dei popoli, e per aumentare i propri profitti. In tale contesto, naturalmente, sono anche coinvolte le contraddizioni tra i gruppi di capitalisti. I comunisti organizzano la lotta contro questi inasprimenti e ne svelano la base ideologica. L’obiettivo è far sì che la classe operaia non si lasci cullare dall’uno o dall’altro gruppo di capitalisti, ma che diventi una forza autonoma sempre più forte.

4. Essere pronti. Non si può fare a meno di essere preparati al fatto che, a livello globale, i problemi del cambiamento climatico saranno gravi e acuti. Non è ancora chiaro quali saranno gli sviluppi esatti. In ogni caso, si può prevedere un ulteriore inasprimento delle contraddizioni imperialiste e dei conflitti di classe. I comunisti devono quindi essere ancora più vigili e difendere con coerenza le classi popolari, nonchè favorirne l’evoluzione. Non possiamo contare sul fatto che la lotta di classe si svolga in modo duraturo nel contesto attuale. Al contrario, si deve diventare un partito preparato per ogni stagione, in grado di mantenere la chiarezza ideologica e di produrre i migliori effetti possibili, anche nelle circostanze più difficili. Prepararsi, significa, per esempio, affrontare la storia della lotta di classe in altre situazioni di conflitti imperialistici e tra le classi, e trarne insegnamenti.

5. L’isteria è fuori luogo. A prescindere dalla velocità con cui il cambiamento climatico proseguirà e dalla rapidità con cui si verificheranno le conseguenze, questo è certo: con il senno di poi non si potrà dire che l’errore è stato commesso perché non c’è stato abbastanza panico. L’isteria e la paura non sono guide nella lotta politica, conducono all’estremismo di sinistra e all’opportunismo. I comunisti mantengono la mente lucida, e quindi anche l’ottimismo storico che deriva dalle tradizioni storicamente materialistiche della società. Gli scenari apocalittici sono fuori luogo, perché anche in caso di sviluppi catastrofici, la ruota della storia continuerà a girare. La possibilità che l’umanità si autodistrugga completamente è teoricamente reale, ma improbabile, e non modifica la strategia dei comunisti. L’unica cosa che i comunisti potrebbero rimproverare, a posteriori, è di non aver lavorato con coerenza per rovesciare il capitalismo e consolidare il socialismo.

6. Illustrare le alternative. La difesa dei vantaggi del socialismo nell’attenuazione del cambiamento climatico e, più in generale, nella gestione del rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale, deve far parte della propaganda comunista. Un programma di partito comunista, il quale voglia delineare il futuro socialismo in Austria, dovrebbe anche indicare quali passi il socialismo potrà compiere, in base alle concrete condizioni economiche in Austria, per una gestione rispettosa del clima e, allo stesso tempo, per lo sviluppo dell’economia. Anche l’utilizzo di centrali nucleari moderne e l’ulteriore sviluppo dell’energia idroelettrica, ad esempio, non devono essere un tabù. Il socialismo ha già dimostrato più volte nella storia di essere in grado di raggiungere i risultati economici più importanti, grazie all’economia pianificata centralizzata, e al superamento dell’alienazione del lavoro. Può anche superare le ulteriori sfide poste dal cambiamento climatico causato dal capitalismo.

7. Partito e movimenti. Come nel caso dei movimenti di protesta su altre questioni politiche, i comunisti decidono anche in merito al loro rapporto con i movimenti di protesta sul clima, ciò in base al criterio di scegliere quale sia il modo migliore per contribuire all’organizzazione della classe operaia e alla diffusione della consapevolezza di classe, tenendo conto delle priorità attualmente necessarie. In una fase in cui si tratta di creare almeno un certo grado di radicamento nella classe operaia, il tentativo di influenzare un movimento chiaramente civico, come i “Fridays for Future”, non sarà la nostra principale priorità. Una domanda ragionevole potrebbe essere, naturalmente, quella di concentrarsi sulle singole proteste e diffondere in modo battagliero le posizioni di classe nella politica sul clima. Chi invece chiede, in generale, che il PDA sostenga il “movimento per il clima”, in realtà chiede che il PDA cessi di essere un partito comunista a favore di un’organizzazione di sinistra, di amici del riformismo.