I comunisti portoghesi e l’integrazione europea

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Traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Dal programma del Partito Comunista Portoghese in vista delle elezioni legislative del 6 ottobre 2019.

Gli ultimi anni hanno confermato che una politica che difenda i diritti dei lavoratori e delle persone, lo sviluppo economico e la sovranità nazionale deve affrontare i vincoli dell’Unione economica e monetaria e dell’euro, dell’interferenza, della pressione e del ricatto dell’Unione Europea allo scopo di contrastare qualsiasi volontà di affermazione sovrana.

L’Unione Europea rimane immersa in una profonda crisi le cui cause risiedono nella sua natura di strumento di dominio da parte del grande capitale e delle grandi potenze. Nonostante i tentativi di riciclaggio delle politiche e dei pilastri fondamentali dell’Unione Europea, in particolare attraverso le tesi della “rifondazione”, della “riforma dell’euro” o del “pilastro sociale”, la realtà dimostra che l’Unione Europea continua a dotarsi di un insieme di strumenti che la rendono un blocco economico, politico e militare imperialista.

La grave situazione in Europa richiede una profonda riflessione sulle sue reali cause. Non porre questa domanda e insistere sui percorsi che hanno portato l’Europa fino a questo punto – il percorso dell’integrazione capitalista europea – significa consentire il proseguimento di un corso che potrebbe avere conseguenze profondamente negative per i popoli d’Europa.

Altre relazioni tra gli stati e i popoli d’Europa sono necessarie e possibili. Un percorso verso le relazioni tra stati sovrani e con pari diritti in Europa, verso un’Europa basata sul rispetto, la democrazia, il progresso e la coesione sociale, la protezione dell’ambiente, la pace, la cooperazione, la solidarietà.

Le priorità per il Portogallo nei confronti dell’Unione europea sono:

– La riconsiderazione del quadro istituzionale dell’Unione Europea, in particolare attraverso sforzi concertati con altri Stati, per convocare una conferenza intergovernativa per la revisione dei trattati – a partire dall’abrogazione del trattato di Lisbona, nonché dall’abrogazione del “trattato di bilancio”.

– La difesa dei diritti sociali e del lavoro come fattori centrali nella cooperazione in Europa. L’adozione di un patto sul progresso sociale e l’occupazione con obiettivi concreti e misurabili in sostituzione di politiche e strategie come la strategia UE 2020 o il cosiddetto “pilastro sociale europeo”.

– La rinegoziazione dei debiti pubblici, nei suoi termini, interessi e importi stabiliti, stabilendo oneri di servizio del debito compatibili con lo sviluppo economico e sociale di ciascun paese.

– L’abrogazione dell’Unione Bancaria e il rifiuto delle imposizioni della Governance economica, del processo del Semestre Europeo e del Patto di Stabilità, nonché il rifiuto dell’introduzione di “imposte europee”.

– La difesa di un programma di sostegno per i paesi la cui permanenza nell’euro si è rivelata insostenibile, che preveda le adeguate compensazioni e si inquadri nell’ambito dell’uscita negoziata dalla moneta unica.

– La preparazione del paese alla liberazione dalla sottomissione all’Euro, preferibilmente in coordinamento con altri stati con una situazione simile e il recupero di strumenti di sovranità monetaria, di cambio, di bilancio e fiscale.

– Il rifiuto dell’approfondimento del mercato unico, in particolare del mercato unico digitale e del mercato unico dei capitali, e di politiche volte a privatizzare e concentrare settori strategici come il trasporto aereo e ferroviario, l’energia e i servizi pubblici.

– La difesa di una revisione profonda della politica agricola comune dell’UE, della politica comune della pesca, della politica del commercio estero e della politica industriale dell’UE e l’adozione di un programma di adesione volontaria per correggere i deficit produttivo (in particolare nei piani agro-alimentari ed energetici) e tecnologico.

– La difesa del ritiro dalla politica commerciale nella sfera delle competenze esclusive dell’Unione europea e l’abrogazione e l’abbandono di accordi di libero scambio dell’UE come il CETA o l’accordo di partenariato economico UE-Giappone. Il rifiuto di qualsiasi tentativo di riprendere il progetto di accordo di Partenariato transatlantico sul commercio e gli nvestimenti (TTIP).

– La difesa del rafforzamento del bilancio comunitario nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027, che risulti dai contributi degli Stati, avendo come base il loro reddito nazionale lordo, e dalla sua funzione redistributiva.

– La difesa del principio di uguaglianza tra Stati – un paese, un voto -, con il diritto di veto su tutte le questioni considerate di fondamentale interesse per lo sviluppo nazionale, la sovranità e l’indipendenza e la difesa della rappresentanza permanente di ciascuno degli stati, su un piano di parità e con diritto di voto, presso la Commissione europea.

– Il rifiuto della militarizzazione dell’Unione europea, della “politica europea di sicurezza e di difesa” (PESD) e della “politica estera comune di sicurezza” (PESC), della “cooperazione strutturata permanente” (PESCO) in ambito militare, del cosiddetto “Esercito Europeo “; e dell’uso di fondi UE per il militarismo, la corsa agli armamenti e l’interventismo.