Elezioni del 4 marzo: discutiamo su che fare?

elezionidi Ambito Comunista Alessandro Vaia (Milano)

Riceviamo e pubblichiamo come contributo alla discussione sulle elezioni del 4 marzo

Cari Compagni, vi inviamo questa nostra per iniziare una discussione.

Che i tempi siano difficili non meraviglia, la conferma proviene anche dal voto del 4 Marzo.

Il risultato elettorale indica uno spostamento che è l’esito di una politica volta a favorire l’accumulazione di ricchezza dei capitalisti, a discapito della condizione di chi lavora, studia o debba curarsi. Mentre si cancella lo Stato Sociale (sanità, scuola, trasporti) si celebra sempre più l’apertura di fette di mercato ancor più ampie in questi campi, si apre nel contempo un dibattito sull’età per la pensione che ormai si prefigura verso i 70 anni.

E’ in queste circostanze che il CENSIS ( Centro Studi Investimenti Sociali) ha descritto l’Italia, pervasa dal cinismo e dal rancore, un Paese dove l’84% degli italiani non si fida dei partiti ed il 78% non si fida del governo; in queste circostanze la sedicente sinistra non si è neppure fermata per domandarsi cosa stesse accadendo, e perché. Così distinta e distante da coloro i quali avrebbe dovuto rappresentare.

Sono così state punite quelle forze, cosiddette “moderate”, come il PD e Forza Italia, che in questi anni hanno ben rappresentato la linea del capitalismo transnazionale imposta dall’ Unione Europea, che hanno svenduto pezzi strategici dell’industria italiana, lasciando al mondo del lavoro concorrenza salariale al ribasso, precarietà e disoccupazione, cancellando l’articolo 18, introducendo il Jobs Act, e tentando di smantellare la nostra Costituzione anche attraverso la modifica dell’art.81, che riguarda il Fiscal Compact, imponendo il pareggio di bilancio.

In questo quadro, non era difficile prevedere che “la Sinistra Radicale” rappresentata da LEU non avrebbe raccolto i voti in uscita da PD, troppo compromessi i suoi dirigenti. Potere al Popolo, l’altro pezzettino della “Sinistra Radicale”, raccoglie il 40% del voto andato nel 2013 alla Lista Rivoluzione Civile (Ingroia). Non è stato visto dal Popolo come vera alternativa, anzi è stato giustamente percepito come inconsistente e non utile.

Sintomatico a tale proposito è il tema di Georges Soros ed Emma Bonino, un tandem da non perdere di vista, un tema di estrema attualità. Perché non se ne parla, di un finanziere speculatore che ha lucrato nel ’92 sulla svalutazione della nostra lira da lui stesso provocata? Soros, definito oggi “magnate filantropo” ha piegato economie di intere nazioni, con effetti tali da farle regredire riducendone lo stato sociale, fino a farne diminuire l’aspettativa di vita o gettandole nel caos attraverso le ben note “rivoluzioni colorate”. Un vero galantuomo e filantropo Soros, paladino della “società multiculturale, meticcia e solidale”, un estimatore della sua sodale Emma Bonino, guerrafondaia, picconatrice dei diritti di chi lavora e promotrice della proposta di legge “Ero straniero”.

A questo proposito vale la pena di sottolineare, circa i confini nazionali e la sovranità, che questi termini assumono oggi un connotato negativo nel campo della cosiddetta sinistra…Soros docet si dovrebbe dire.

La sedicente sinistra si allinea, come niente fosse, sia al capitalismo USA che a quello europeo, che hanno indubbiamente interessi differenti e spesso concorrenti, pur puntando alla costituzione di organizzazioni governative sovranazionali, nelle quali non scompare affatto il connotato imperialista, ben rappresentato ad esempio dalla NATO e dalla sua espansione.

Che Cuba, Venezuela, Bolivia, Siria ed altri ancora, senza dimenticare i Palestinesi, considerino la sovranità e l’indipendenza non un feticcio ma un bene prezioso, per il quale si sia già pagato e si stia pagando ancora un caro prezzo, sia in campo economico che in quello della perdita di vite umane, pare non avere alcun peso.. Distinta e distante, una sinistra matrigna disdegna l’internazionalismo abbracciando un globalismo gretto e pernicioso. Un globalismo ipocrita che ha contribuito a condurci sin qui.

Una scelta di campo ora si afferma come necessaria, che sia internazionalista e non globalista.

E se questo vale per la “sinistra”, per i comunisti è imprescindibile.

Purtroppo le organizzazioni sedicenti comuniste sono spesso state subalterne culturalmente e politicamente a questa sinistra, anziché esserne perno ed avanguardia, hanno abbandonato il marxismo-leninismo e tutti gli strumenti scientifici assegnatici in dote dai nostri predecessori, anche compatrioti come Gramsci, studiato ed utilizzato con profitto ad esempio in America Latina.

In un Paese colonizzato come il nostro si rendono più che mai necessari alcuni paletti, pensare il multipolarismo come fondamentale è uno di questi, dunque la scelta da compiere è di stare con i BRICS.

Fondamentale per i comunisti avere ben chiare le forze in campo e scegliere nettamente da che parte stare per salvaguardare ora il futuro dell’umanità, partendo dall’analisi concreta dei dati concreti di realtà.

Fondamentale per i comunisti, per l’immediato e per la salvezza del nostro Paese, per la sua sovranità che passa dall’indipendenza delle scelte in economia, e dei rapporti economici e commerciali, avere un programma politico compiuto sull’Unione Europea e la NATO, il Medio-Oriente e l’Africa, quindi la geopolitica, l’immigrazione e il lavoro, lo Stato Sociale (scuola, sanità e casa) le nostre città (ora gravemente abusate dall’ interesse del grande capitale), e le “alture strategiche” del Paese (trasporti, comunicazione, energia, chimica, meccanica), infine la scelta di campo.

E’ finito il tempo per continuare con la ripetizione degli errori. E con essi è finito il tempo dell’accettazione dei dirigenti che in carne ed ossa li hanno non solo compiuti ma reiterati.

Alcuni ci si sono ancora attardati, noi rimandiamo al blog dell’Ambito Comunista Alessandro Vaia- Milano, sul quale si può leggere uno scritto del 16 gennaio 2018, di quasi due mesi fa, intitolato Elezioni Politiche 2018: Ci Risiamo.

E’ per noi necessario mettere definitivamente ai margini coloro che, per dabbenaggine od opportunismo, abbiano contribuito a portarci nella condizione attuale, con la consapevolezza che nessuno con questa coscienza può ritrarsi dal mettersi in gioco con tutto il suo intelletto e la sua volontà, con la consapevolezza della Fatica Grande che ci aspetta, ricordando quella fatta dai nostri compagni nell’epoca del fascismo e della clandestinità.

In circostanze come queste proponiamo di iniziare a discutere, non prendendo il filo dal capo sbagliato, come più volte tentato in questi anni, ma generando una discussione che per gradi sviluppi la necessaria presa di coscienza e determinazione per compiere i passi successivi, con i tempi che madre natura determina, convinti che la necessità sia urgente.

I compagni dell’Ambito Comunista Alessandro Vaia (Milano)

Milano, 13 marzo 2018

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