Sentiment Analysis: l’immagine della Cina in Italia

cina galofaro1di Francesco Galofaro e Marco Pondrelli

Oramai ci siamo resi conto tutti che lo scoppio della pandemia ha portato a una guerra propagandistica combattuta dai mezzi di informazione sulla rete. I detrattori della Cina l’hanno fatta oggetto di accuse razziste sulla zuppa di pipistrello e complottiste sull’ingegnerizzazione del virus; gli estimatori – tra i quali anche chi ha scritto il presente articolo – ricordano la campagna di aiuti all’Italia durante la quarantena, i risultati innegabili ottenuti contro il virus, e l’efficacia della campagna di vaccinazioni: tre lezioni che l’Italia farebbe bene ad apprendere.


La ferocia della guerra, combattuta sul campo del cyberspazio, non ha tutto sommato offuscato l’immagine della Cina. Il nostro studio si è concentrato sulle giornate di domenica 7 e venerdì 11 febbraio. Per ciascuna giornata, ci siamo concentrati sulla parola-chiave “Cina” e “#Cina”, prendendo in considerazione i primi 200 tweet selezionati col criterio cronologico e dell’influenza sugli utenti. Abbiamo notato, infatti che i risultati della ricerca sono differenti quando la Cina è il tema del tweet, segnalato con il carattere # (hashtag) e quando la Cina fa parte del commento rispetto a un tema più generale. Il carattere # porta necessariamente a una polarizzazione maggiore della discussione, per cui prevalgono tweet soggettivi con commenti entusiastici o fobici. Ma quando la Cina è evocata in un contesto diverso, nell’ambito di una discussione su un altro tema, questo accade quasi sempre in commenti molto obiettivi, in cui le politiche cinesi sono considerate un esempio positivo.

Così, nella giornata del 7 febbraio la ricerca “Cina” (fig. 1) mostra un 63,4% di fiducia, 11,4% di speranza, 2,4% di entusiasmo. La campagna di vaccinazioni cinesi, basata sulla ricerca pubblica, era posta in antitesi al comportamento vergognoso delle multinazionali del farmaco, che in quel periodo si erano sottratte agli impegni presi con l’Italia e in sede europea. Anche quando la ricerca è effettuata con l’hashtag (fig. 2), la Cina mantiene un 54,2% di commenti positivi; i commenti ostili sono caratterizzati da un alto tasso di soggettività e, in prevalenza, accusano la Cina di aver innescato la pandemia.

Per quanto riguarda l’11 febbraio, la ricerca “Cina” (fig. 3) mostra un 69% di fiducia, un 4,5% di speranza, un 1,5% di entusiasmo. Tuttavia, la notizia del possibile coinvolgimento di Arcuri nell’inchiesta sulle mascherine comprate in Cina cominciava già a far presa tra gli argomenti di discussione, e dunque, rispetto ai nostri dati, la percentuale di tweet a favore della Cina potrebbe essersi ridotta nel corso della giornata. Quanto ai tweet negativi, si tratta soprattutto di fanatici che gridano al complotto dopo che l’OMS ha dimostrato che il virus non è stato ingegnerizzato e che non ci sono prove che circolasse a Wuhan prima di dicembre 2019 (fig. 4). In questo caso, la ricerca con l’hastag (#Cina) non si discosta significativamente (83,5% di polarità positiva).

Figura 1

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Figura 3

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Figura 4

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