La libertà di espressione in rete è salva. Per ora.

copyrightdi Francesco Galofaro
Politecnico di Milano

Il 5 luglio Parlamento Europeo ha rimandato a settembre la nuova direttiva sul diritto d’autore che minaccia la libertà di informazione della rete. Così Wikipedia è tornata visibile: nei giorni precedenti era stata oscurata dalla comunità wikipediana per protestare contro la nuova direttiva europea sul diritto d’autore. Direttiva che è stata bocciata con 318 voti a favore e 278 contrari. La Commissione europea, il Consiglio d’Europa e la corte giuridica di Strasburgo dovranno presentare una nuova proposta in settembre.

La direttiva si presentava come un bavaglio di mercato alla libera circolazione delle idee in rete. L’articolo 11 prevedeva infatti il divieto di riutilizzare in tutto, in parte, o anche solo di pubblicare un link a materiale protetto da copyright – ad esempio, un articolo giornalistico. A farne le spese ovviamente tutti coloro che in rete fanno circolare informazioni senza avere capacità economica e uffici legali per occuparsene istituzionalmente. E poiché anche i motori di ricerca avrebbero dovuto pagare la stessa tassa, sarebbe stato consegnato loro il tremendo potere di decidere dove dirottare centinaia di milioni di euro semplicemente “truccando” l’algoritmo. L’articolo 13, inoltre, prevedeva per tutti i siti con contenuti generati dagli utenti il fatto di dotarsi di un algoritmo automatico per bloccare contenuti non originali: una stretta inaccettabile sulla circolazione scientifica delle idee, che avrebbe reso arduo riprendere anche solo un grafo da un articolo. Le eccezioni alla normativa avrebbero dovuto essere demandate ai diversi diritti nazionali, creando di fatto un labirinto che poco ha a che vedere con l’assenza di confini burocratici della rete. Inoltre, per l’ennesima volta avremmo demandato a una macchina la funzione di prendere decisioni di natura etica, uno dei problemi filosofici più spinosi della nostra contemporaneità.

Quello che le sedicenti élite al potere in Europa non sopportano è il peso sempre più marginale che l’informazione “ufficiale” ha nella manipolazione dell’opinione pubblica e nella creazione del consenso. Per questo, i così detti liberali sono disposti a sacrificare la libertà di espressione, restringendola ai soli soggetti in grado di operare in regime di mercato. Vedremo in settembre quale nuovo capolavoro di tolleranza e di democrazia verrà presentato dagli azzeccagarbugli di Strasburgo.