Anti che cosa?

banksy in palestine 2di Gustavo Carneiro, Comitato Centrale del Partito Comunista Portoghese (PCP)

da avante.pt

traduzione di Mauro Gemma per Marx21.it

Giorni fa Donald Trump ha approvato un decreto esecutivo con il proposito annunciato di combattere l’antisemitismo nelle università statunitensi. Immediatamente, l’organizzazione
Jewish Voice for Peace è intervenuta sostenendo che la misura non intende affrontare il “terribile aumento dell’antisemitismo” nelle università, che è reale, ma piuttosto rappresenta un “pericoloso tentativo autoritario di mettere a tacere l’attivismo studentesco a sostegno dei diritti dei palestinesi”.


Da questa parte dell’Atlantico, il primo ministro britannico rieletto Boris Johnson ha definito una delle priorità del suo nuovo governo prevenire (e arrestare) qualsiasi boicottaggio o sanzione nei confronti di Israele da parte delle autorità municipali del paese. Durante la campagna elettorale, il laburista Jeremy Corbyn ha difeso il riconoscimento dello Stato della Palestina e la fine della vendita di armi a Israele ed è stato, per questo, accusato di antisemitismo.

Già all’inizio di dicembre, il parlamento francese aveva in modo tassativo deliberato che l’antisionismo è esso stesso una forma di antisemitismo, il che ha ricevuto feroci critiche da parte di vari ambienti, anche di studiosi ebrei e israeliani. Lo stesso confronto era stato affermato circa un anno fa nei documenti ufficiali dell’Unione Europea.

Alcune settimane fa, l’allora primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu era in Portogallo per accordarsi con il Segretario di Stato americano Mike Pompeo sull’occupazione della Valle del Giordano, territorio palestinese – come lo sono pure Gerusalemme est e la Cisgiordania, dove vivono già oggi centinaia di migliaia di coloni israeliani. Nelle ultime due zone, tra l’altro, nel solo 2018, circa 460 case e altri edifici sono stati occupati o distrutti da Israele e i suoi abitanti sfollati.

Inoltre, negli ultimi due anni oltre 300 palestinesi sono stati assassinati dalle forze di occupazione e più di 5.000 rimangono imprigionati nelle carceri israeliane. Tra i morti, i feriti e i detenuti ci sono centinaia di minori. A causa della brutalità e dell’impunità dell’occupazione, che si intensifica, sono sempre di più quelli che la respingono in tutto il mondo e, in numero crescente, anche in Israele.

Trump, Johnson e Macron fanno di tutto per sostenere quello che è il loro principale strumento di dominio nel Medio Oriente (è pure evidente il ruolo assunto da Israele nell’aggressione alla Siria e nel ricatto dell’Iran) e che occorre contrastare su tutti i fronti: ampliando la denuncia dell’occupazione e la solidarietà con il popolo palestinese e smantellando le trappole semantiche come quelle che confondono l’occupazione con il conflitto e l’antisionismo con l’antisemitismo.

La discriminazione e la violenza contro gli ebrei, come contro qualsiasi altro gruppo etnico, nazionale o religioso, sono un crimine. E anche l’estensione con la forza dei confini nazionali, il massacro e persino l’espulsione delle popolazioni. E questo è il sionismo!