I ribelli libici hanno ceduto terreno dall’inizio dei bombardamenti NATO

*Kim Sengupta è corrispondente del giornale britannico “The Indipendent”

Traduzione di l’Ernesto online

Sono in corso nuovi sforzi diplomatici per cercare di porre fine alla sanguinosa guerra civile della Libia. L’inviato speciale dell’ONU è volato a Tripoli per realizzare colloqui dopo che la Gran Bretagna ha seguito la Francia nell’accettazione del fatto che non si può costringere Muammar Gheddafi all’esilio con i bombardamenti.

Il cambiamento di posizione dei due paesi più attivi della coalizione internazionale rappresenta l’accettazione della realtà sul terreno. Nonostante i più di quattro mesi di continui bombardamenti della NATO, i ribelli non hanno acquisito alcun vantaggio militare. Il colonnello Gheddafi è sopravvissuto a ciò che gli osservatori interpretano come tentativi di eliminarlo e, nonostante la diserzione di una serie di alti comandanti, non ci sono segni che si profili la sua defenestrazione in un colpo di Stato.

Il regime controlla circa il 20% di territorio in più che nei giorni che hanno seguito la sollevazione del 17 febbraio.

Il principale ostacolo al cessate il fuoco, fino ad ora, è stato l’insistenza dell’opposizione e dei suoi patrocinatori occidentali sul fatto che il colonnello Gheddafi e la sua famiglia devono abbandonare la Libia. Ma nei giorni scorsi anche Mustafa Abdul Jalil, leader del Consiglio Nazionale Transitorio, ha dichiarato che il dittatore può rimanere nel paese se rinuncia alla gestione del potere.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy avrebbe voluto cantare vittoria nel discorso per il Giorno della Bastiglia, il 14 luglio. Poco dopo questa data, i ministri della Difesa e degli Esteri hanno fatto pressione a favore di una soluzione negoziata.

Il Regno Unito, che è stato colto di sorpresa dalla virata francese, ha cercato di conservare la linea dura. Ma anch’esso ha cambiato atteggiamento negli ultimi giorni, quando prima Downing Street e in seguito il segretario agli Esteri, William Hague, hanno dichiarato che dopo tutto si può permettere al colonnello Gheddafi di rimanere nel suo paese. Hague ha detto che il Regno Unito appoggerà qualsiasi accordo a cui pervengano le due parti in Libia.

Numerosi alti ufficiali militari britannici si sono mostrati ben poco entusiasti rispetto alla missione in Libia, ne hanno messo in discussione la direzione e si sono lamentati in privato in merito al fatto che essa avrebbe distratto da quella incompiuta in Afghanistan. Hanno causato malcontento anche i tentativi di David Cameron di censurare i comandanti che si sono mostrati preoccupati per essere costretti a condurre due guerre mentre si stanno tagliando le risorse.

L’inviato dell’ONU in Libia, Abdul Elah al-Khatib, ha incontrato i dirigenti dell’opposizione a Bengasi prima di volare a Tripoli.

Nel frattempo, il regime libico, che aveva offerto un cessate il fuoco senza condizioni un mese fa, mentre alti membri dichiaravano che si sarebbe potuto costringere il colonnello Gheddafi a dimettersi, sembra avere inasprito la sua posizione, e funzionari hanno insistito sul fatto che i bombardamenti della NATO devono cessare prima che si possa realizzare qualsiasi negoziato e hanno richiesto la liberazione degli attivi libici congelati dalla comunità internazionale.

Ancora non è chiaro come verrebbe controllato un accordo di pace. I paesi della NATO insistono sul fatto che non hanno intenzione di inviare truppe terrestri, mentre Alain Le Roy, il capo delle operazioni di mantenimento della pace dell’ONU, ha dichiarato che l’organizzazione conta solo su risorse limitate di personale. L’amministrazione ribelle mostra cautela rispetto alla partecipazione di forze dell’Unione Africana, poiché afferma che molti dei governi degli Stati membri erano clienti del regime di Gheddafi.