La comunicazione della destra in Italia

italia bandieradi Francesco Galofaro e Marco Pondrelli

Venticinque anni fa, nell’ormai lontano 1996, Marco Revelli pubblicò un libro dal titolo ‘Le due destre’. Secondo l’autore, la dialettica politica italiana non avveniva già allora tra una destra liberale e una sinistra laburista, ma tra due destre: l’una tradizionale, populista e plebiscitaria; la seconda, tecnocratica ed elitaria, inatteso risultato dell’evoluzione storica del centro-sinistra. Per citare Marilyn Monroe, venticinque anni sono un quarto di secolo: dà da pensare. Per quanto si trattasse già allora di una semplificazione, la fotografia di Revelli mantiene senz’altro qualche legame col presente.

Ma quante sono, oggi, le destre in Italia? Per limitarci alle destre parlamentari, abbiamo analizzato gli ultimi 75 tweet di tre leader: Antonio Tajani (FI), Matteo Salvini (Lega), e Giorgia Meloni (FdI). Per quanto riguarda il word cloud di Tajani (figura 1), le parole più usate sono riferite alla forza politica che rappresenta e al governo. Del tutto assenti sono i riferimenti ad altre forze politiche. Gli altri attori più evocati sono cittadini e imprese. Il tema d’attualità più gettonato è quello dei vaccini; seguono riaperture, scostamento di bilancio e lavoro. Il rapporo tra Italia ed Europa è a favore della prima, molto più presente. Assente il contesto mondiale. Il discorso di Tajani è infarcito di ottimismo, attraverso verbi modali (possiamo, è possibile) e parole come ‘proposte’ e ‘libertà’.

Figua 1

galofaro destra

Venendo al word cloud di Salvini (figura 2), Italia e italiani (e, un po’ meno, le famiglie) prevalgono su ogni altra considerazione, in particolare sull’Europa e sul mondo, le sole altre due coordinate geografiche reperibili nel suo discorso. Anche la stampa estera è evocata molto spesso, insieme a Budapest e Viktor Orban, che evidentemente è un punto di riferimento del leader padano. La Lega è defilata: che un leader politico non nomini la propria organizzazione è un fatto abbastanza insolito. Salute, lavoro, vaccini sono i tre temi più gettonati – un po’ meno le riaperture. I toni non sono ottimisti quanto quelli di Tajani, pur essendo presente una parola molto salviniana, come ‘grazie’. Altri grandi assenti sono il governo e altre forze politiche.

Figura 2

galofaro destra2

Quanto a Giorgia Meloni (fig. 3), a parte la coordinata temporale dell’attualità (‘oggi’) si contrappongono due attori: Fratelli d’Italia e il Governo – e, un po’ meno, Draghi. Tra gli attori ritroviamo imprese e cittadini, mentre il tema è quello delle chiusure (che si contrappongono alle aperture evocate dalle destre di governo). Il contesto europeo e internazionale è più o meno cancellato;  i toni non sono particolarmente ottimisti (la parola speranza si riferisce al cognome del ministro) ma alcune scelte lessicali suggeriscono la costanza: ancora, sempre, attività, priorità.

Figura 3

Galofaro destra3

Come si può notare, i tre leader comunicano in maniera molto diversa. Salvini in particolare costruisce un rapporto individuale tra il leader e la massa non mediato dal governo e da nessuna forza politica, neppure la propria. Egli non intende rappresentare la Lega, ma ‘gli italiani’, e per di più in modo esclusivo. Il suo avversario non è un’altra forza politica interna (questo dividerebbe gli italiani), ma è sempre collocato all’estero, e così pure i suoi alleati. Perciò le etichette che usa per l’attualità sono quanto più generali e inclusive possibili (è il famoso ‘buon senso’ cui si richiama spesso). Le ‘riaperture’ sono già meno evocate, perchè evidentemente riguardano solo una parte del suo elettorato; Salvini si rivolge in primo luogo a tutti e solo in secondo luogo a ciascuno di essi.

Nel discorso di Giorgia Meloni, al contrario, prevale il collettivo: non è lei, ma la sua organizzazione politica a rappresentare gli Italiani contro un Governo che evidentemente è l’unico vero estraneo. Anche il tradizionale euroscettiscimo di questa forza politica è per ora sacrificato alla ‘contraddizione principale’. Meloni in un certo senso è come quel giocatore della roulette che punta tutto sul colore che la convince: o nero o rosso, o la va o la spacca.

Nessuna delle tre forze politiche personalizza il rapporto con Draghi – il nome più amato dai giornalisti è evidenemente il più evitato dai leader, e nominarlo a ogni piè sospinto è da peones. Se nella comunicazione di Salvini il governo è cancellato e in quella di Giorgia Meloni il governo è oggetto di anatemi, Tajani identifica del tutto la propria forza politica con il Governo, occultandone l’eterogeneità. Rispetto alle destre concorrenti, che si rivolgono agli Italiani, Tajani rappresenta una comunità più piccola, quella delle imprese, per le quali dipinge un futuro positivo e imminente. In questo senso è più vicino alla ‘destra tecnocratica ed elitaria’ di cui parlava Revelli. In buona sostanza, Forza Italia condivide con altri soggetti polici come Renzi, Calenda o il PD molti tratti identitari. Un gruppo molto affollato di sigle si contende un elettorato che è sì relativamente poco numeroso, ma indubbiamente di un certo peso. E’ anche interessante, però, che la destra di Tajani, sulla carta la più europeista tra le tre, lasci cadere il rapporto con l’Europa, la quale, con le ultime questioni legate alla sicurezza e all’approvvigionamento dei vaccini, è forse fonte di imbarazzo.

Per l’analisi sulla comunicazione della sinistra radicale, il lettore può leggere qui