La Cina e gli aiuti internazionali. Wang Luo

Cina e aiuti internazionali Intera 470x260di Marco Pondrelli

La Cina e gli aiuti internazionali di Wang Luo è uno strumento utile per capire la politica cinse verso i paesi in via di sviluppo. Rispetto a questo argomento c’è molta disinformazione, un esempio viene dall’alfiere dell’aiutiamoli a casa loro, Matteo Salvini, il quale è arrivato a parlare di neocolonialismo in riferimento alla politica cinese in Africa. Va detto che non è l’unico ad usare questa parola ed anche a sinistra si sentono voci simili, ma che l’Occidente alzi il dito accusatore verso la politica cinese nel sud del mondo è quanto meno ridicono e non c’è bisogno di elencare tutti i crimini che i civilizzatore hanno commesso contro i paesi colonizzati.

Il Presidente Xi Jinping ha parlato più volte di ‘futuro condiviso’ ed ha affermato ‘la vera felicità è una, condivisa da tutti. Ci auguriamo che il mondo intero goda di una crescita condivisa e che i paesi in via di sviluppo, in particolare, accelerino il loro progresso‘ [pag. 25]. Questa aspirazione guida la politica cinese anche rispetto alla cooperazione internazionale. La Cina ha conquistato il ruolo di potenza globale e questo vuole dire farsi carico dei problemi dei paesi in via di sviluppo, la cui situazione negli ultimi anni è peggiorata infatti ‘il divario fra ricchi e poveri ha continuato ad ampliarsi e questioni come il cambiamento climatico, la crisi alimentare e le epidemie hanno portato nuove sfide‘ [pag. 41].

L’Occidente in un contesto di crisi ha ridotto i suoi aiuti ma ha continuato a gestire la politica complessiva in questo settore, la Cina pone una questione di governance complessiva rispetto agli aiuti internazionali. Il modello cinese è differente da quello occidentale ed è definito innanzitutto dai 5 principi della coesistenza pacifica: sostenere il rispetto reciproco dell’integrità territoriale, non aggressione, non interferenza, uguaglianza e vantaggio reciproco. Oltre a ciò vanno elencati gli 8 principi dell’assistenza estera che furono annunciati da Zhou Enlai nel 1964: ‘garantire uguaglianza e mutuo vantaggio, rispettare la sovranità dei Pesi beneficiari e fornire aiuti senza vincoli, offrendo aiuti sotto forma di prestiti a tasso zero o a tasso agevolato, aiutando i paesi beneficiari a intraprendere percorsi di autosufficienza e indipendenza economica, investendo in progetti con capitale minimo ma rendimenti massimi, fornendo qualità ai beneficiari degli aiuti attrezzature e materiali fabbricati in Cina e aiutando il proprio personale a padroneggiare le tecnologie pertinenti e garantendo che gli esperti cinesi non ricevano alcun trattamento speciale‘ [pag. 6]. È un approccio molto diverso da quello occidentale che lega gli aiuti alle riforme in campo politico – istituzionale ed ai famigerati piani di riaggiustamento strutturale del FMI.

Per afferrare questa distinzione è interessante leggere quello che scrive Massimo D’Alema nel suo libro ‘grande è la confusione sotto il cielo‘, secondo il quale ‘uno degli effetti paradossali delle politiche di aiuto è quindi che, almeno nella fase iniziale, fanno crescere l’immigrazione invece di fermarla[1]’, questo perché ad emigrare sono in prevalenza giovani che hanno i mezzi e le competenze per farlo. È un ragionamento che ha fondamento ma che, a mio avviso, non si può applicare al caso cinese. Questo perché gli investimenti cinesi, come lo stesso D’Alema riconosce, creano ricchezza e sviluppo. La Cina riesce, laddove l’Occidente fallisce, perché i suoi investimenti sono prevalentemente infrastrutturali e le infrastrutture sono essenziali per lo sviluppo e la crescita di un paese. Non si tratta di dare un pesce ma di insegnare a pescare, mentre l’Occidente nella sua storia ha regalato qualche pesce ed ha rubato tanto altro. L’approccio cinese ricorda quello di Enrico Mattei, crescere insieme trattando i paesi più poveri non da sudditi ma da partner.

Emblematico di questo approccio è l’esempio del Kenya [pag. 81], dove la Cina ha permesso la copertura in fibra ottica creando le basi per il progresso del Paese.

Gli ambiti in cui si dispiegano gli aiuti cinesi sono molti, tutti trattati in modo chiaro e preciso nel libro, dalla sanità (con la formazione di medici e infermieri) alla cultura, dallo sport all’ambiente, dall’istruzione agli aiuti umanitari.

Quando si parla di cooperazione cinese sud-sud si parla di un altro tassello del nuovo mondo multipolare, ci possono essere degli errori in queste politiche? Certamente, ma mai paragonabili ai crimini dell’Occidente. Questa esperienza dimostra che la Cina non solo vuole un mondo multipolare ma lo sta costruendo.

Note:

D’Alema Massimo, Grande è la confusione sotto il cielo. Riflessioni sulla crisi dell’ordine mondiale, Donzelli Editore, Roma, 2020, pag. 135.