Le condizioni oggettive per un processo rivoluzionario

lenin pascaledi Alessandro Pascale

Quello che segue è il capitolo 15.5 di A. Pascale, 
Il totalitarismo liberale. Le tecniche imperialiste per l’egemonia culturale, La Città del Sole, Napoli 2018, pp. 442-444. Con il presente scritto continuiamo (per recuperare gli scritti precedenti si veda qui), in anteprima per Marx21.it, la pubblicazione del capitolo finale dell’opera, in cui dopo aver posto le premesse analitiche e presentato per grandi linee la “questione cinese”, si cerca di trarne alcune conclusioni politiche. 


Rispetto ai contenuti dello scritto, abbozzati un paio di anni fa, si può aggiungere che la crisi post-covid sta accelerando i processi descritti, con una compresenza di tutti i fattori su cui la borghesia occidentale appare divisa e indecisa. Guardando allo scenario italiano la temporanea nazionalizzazione delle autostrade è un segnale importante che proviene dai liberali (PD e M5S), ma può essere portato avanti solo in presenza di una mobilitazione sociale tuttora assente. Una “maggioranza silenziosa” aspetta il momento di un Governo Salvini-Meloni. Sta ai comunisti provare a costruire una “guerra di movimento”, organizzando il conflitto sociale, ribadendo l’attualità e la necessità del socialismo. Occorre essere preparati alla possibile frantumazione del M5S e alla formazione di governi più autoritari e portati a trattare le questioni sociali come un problema di ordine pubblico e di sicurezza, ossia accentuando la repressione. Nessuna ipotesi è da scartare in un contesto tanto fluido che risente della crisi internazionale in corso. 

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