Il golpe in Bolivia

bolivia poliziadi Ângelo Alves, Commissione politica del Partito Comunista Portoghese (PCP)

da avante.pt

Ciò che sta accadendo in Bolivia è un colpo di stato. Un tipico colpo di stato in tutte le sue dimensioni e obiettivi, programmato, preparato e attuato dai settori più reazionari, violenti e razzisti della Bolivia, in stretto coordinamento con l’imperialismo, in particolare l’imperialismo statunitense, per mezzo dei suoi agenti sul terreno e degli uomini al suo servizio nell’Organizzazione degli Stati Americani.

Di fronte all’evidenza della sconfitta elettorale di Carlos Mesa, è stata scatenata una violenta campagna golpista contro i lavoratori e il popolo della Bolivia e contro la democrazia. Incendi nei seggi elettorali della maggior parte degli organi elettorali plurinazionali; distruzione e incendio di schede elettorali validate; azioni terroristiche come attacchi a sindacati e sedi di partito o alle case di membri del governo, blocchi stradali e aggressioni e torture di dirigenti e militanti di partito sono stati tutti usati per cercare di creare il caos e impedire l’elezione libera e sovrana dei rappresentanti del popolo della Bolivia.

Una volta raggiunto il primo obiettivo, la fase successiva è stata completata con l’intervento esterno dell’OSA e dell’amministrazione degli Stati Uniti e l’entrata in scena di forze militari e di polizia per reprimere la difesa della democrazia, forzare la deposizione dei rappresentanti legittimamente eletti e nominare, al di fuori della legge, della Costituzione e dei più elementari principi democratici, un presidente fantoccio, al servizio dei due principali dirigenti del colpo di stato (Carlos Mesa, il braccio di Washington e Fernando Camacho, capo della milizia fascista). Una truffatrice che si è autonominata in una sessione del Senato senza quorum e che ha emesso un “decreto” che libera le forze armate e la polizia da qualsiasi responsabilità criminale nella repressione golpista in corso che ha già provocato decine di morti e centinaia di feriti.

Il colpo di stato in Bolivia ha due ragioni di fondo. La prima è che la reazione, il grande capitale e l’imperialismo dovevano impedire l’insediamento di un altro governo e un presidente che hanno sottratto loro la maggior parte degli strumenti che per decenni gli avevano permesso di arricchirsi, sfruttare e opprimere la maggioranza del popolo boliviano, in particolare i settori indigeni, e di esercitare il dominio sulle grandi ricchezze di quel paese. Il secondo è che in un contesto in cui i popoli dell’America Latina stanno avanzando nella resistenza all’offensiva imperialista, era necessario impedire l’ennesima vittoria delle forze rivoluzionarie e progressiste in Bolivia.

Ciò che è in gioco in Bolivia è la difesa della libertà, della democrazia, della sovranità e del diritto dei popoli dell’America Latina di decidere il loro destino. Minimizzare il colpo di stato, mettere a tacere la resistenza che gli si oppone coraggiosamente, mantenere il più totale silenzio (come quello del governo portoghese e delle stesse Nazioni Unite) o agire con profonda ipocrisia (come nel caso dell’Unione Europea) di fronte al terrorismo fascista e alla repressione violenta significa essere complici di un terribile crimine e delle tenebrose forze reazionarie che lo commettono. Ma la speranza non è morta in Bolivia, la resistenza continua, si rafforza e conta sulla nostra solidarietà!