Gli Stati Uniti in Africa giocano con il fuoco

usa soldati africadi Carlos Lopes Pereira
da avante.pt

Traduzione di Marx21.it

L’amministrazione Trump sta aumentando l’ingerenza degli Stati Uniti in Africa, con una maggiore presenza militare e più azioni di guerra.

La recente visita del segretario della Difesa a Gibuti, dove è collocata la principale base militare degli USA in Africa, conferma il rafforzamento dell’interventismo statunitense.

Il generale James Mattis ha concluso a Gibuti la visita nei paesi del Medio Oriente e dell’Africa – Arabia Saudita, Egitto, Israele e Qatar – tutti questi fedeli alleati di Washington, sia in guerre passate, come l’invasione dell’Iraq e la distruzione della Libia, che attuali, come le aggressioni alla Siria e alla Yemen.

Lo scopo del viaggio, secondo il Pentagono, è stato quello di ribadire “alleanze militari fondamentali” per gli Stati Uniti, consolidare i legami con “partners strategici” e discutere della cooperazione per frenare le “attività di destabilizzazione” e sconfiggere “organizzazioni estremiste e terroristiche”.

A Gibuti, paese importante per l’ubicazione, lungo lo Stretto di Bab el-Mandeb, all’ingresso del Mar Rosso, Mattis ha avuto un incontro con il presidente Omar Guelleh e si è incontrato con i responsabili militari statunitensi, tra cui il generale Thomas Waldhauser, capo di Africom, il comando delle forze armate degli USA in Africa.

La base a Gibuti, Camp Lemmonier, con quattromila effettivi, svolge un ruolo chiave nelle operazioni militari statunitensi in Africa e nella Penisola Arabica. E’ utilizzata, in particolare, per appoggiare attacchi di droni in Somalia contro al-Shebab, e nello Yemen contro al-Qaida, con tragici “danni collaterali” di vittime civili.

Più potere ad Africom

Africom ha annunciato l’invio di “alcune decine di soldati” in Somalia, “su richiesta” del governo di Mogadiscio, per aiutare le forze locali “in materia di sicurezza”, nel quadro della lotta contro i shebab. Non è la prima volta che gli Stati Uniti mettono, con risultati disastrosi, “gli stivali sul terreno” in quel paese africano, flagellato da guerre, pirateria e fame a partire dagli anni 90.

Nel 2007 era stata inviata in Somalia una forza militare dell’Unione Africana, la AMISOM, attualmente con 22.000 soldati, finanziata, armata e addestrata dagli Stati Uniti e alleati.

Inoltre, come parte di un più rilevante intervento militare nel Corno d’Africa, il Pentagono ha prorogato i poteri dei comandanti militari di effettuare bombardamenti aerei in Somalia, intensificandoli e rendendoli più offensivi.

Nell’occasione, il presidente Trump ha approvato una proposta del Pentagono che va nel senso dell’incremento delle operazioni militari. La decisione, che ha meritato gli elogi del generale Thomas Wladhauser, concede autonomia ad Africom per effettuare azioni di guerra e “distruggere più velocemente i bersagli”.

Non è, perciò, solo con l’attacco dei missili in Siria, il lancio della “madre delle bombe” in Afghanistan , le minacce nella Penisola di Corea e le provocazioni alle frontiere europee con la Russia che gli Stati Uniti mettono a rischio la pace mondiale. Anche in Africa, Trump e i suoi generali giocano con il fuoco.