Il Congresso del Partito Comunista di Israele

Communist Party of Israel Logoda “Avante” | Traduzione di Marx21.it

Il 27° Congresso del Partito Comunista di Israele (PCI), svoltosi nella città di Nazareth nei giorni 12 e 13 dicembre, è stato segnato dalla energica determinazione alla lotta, particolarmente dei giovani che vi hanno partecipato.

Al Congresso ci si è confrontati sulle strade da percorrere per il rafforzamento e l’allargamento della resistenza – sia sul piano della lotta di massa che su quello elettorale – nei confronti delle inaccettabili misure e delle nuove e gravi minacce antidemocratiche del governo sionista in Israele.

Va segnalato che il primo giorno dei lavori del Congresso è stato segnato dall’assassinio del ministro palestinese Ziad Abu Enin per mano dell’esercito israeliano, che ha incontrato il fermo ripudio da parte dei congressisti. C’è da dire anche che il contesto dell’iniziativa dei comunisti in Israele è fortemente condizionato dall’occupazione della Palestina da parte di Israele, pronunciandosi il PCI per la fine dell’occupazione israeliana e per la creazione di uno Stato della Palestina nel rispetto delle risoluzioni delle Nazioni Unite.

L’assise più importante del PCI si è svolta dopo il recente scioglimento della Knesset (il parlamento israeliano) e la convocazione delle elezioni per marzo. Queste elezioni si realizzeranno in un quadro che si presenta particolarmente grave, segnato dalla scalata della xenofobia, del razzismo e del bellicismo sionista e da misure antidemocratiche, come la “Legge fondamentale dello Stato Ebraico” e, sul piano elettorale, dalla definizione di un minimo del 3,25% dei voti perché i partiti possano avere una rappresentanza parlamentare.

Va notato che Haddash (la coalizione in cui il PCI ha un ruolo centrale) ha ottenuto il tre per cento dei voti nelle ultime elezioni, ragion per cui è evidente che questa modifica elettorale ha come obiettivo quello di eliminare dalla Knesset la rappresentanza del PCI e delle altre forze non sioniste israeliane.

Nonostante la dimensione delle sfide che si presentano, i comunisti israeliani sono determinati a proseguire la loro iniziativa, fiduciosi che, con la lotta, sarà possibile sconfiggere l’imperialismo e costruire un modo di pace e giustizia sociale.