“Come ridiventare forti?”

di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli

bandiere bracciaRiceviamo e volentieri pubblichiamo come contributo alla discussione sulle prospettive dei comunisti in Italia

P. Secchia: “si diventa forti lottando” (e più precisamente lottando con metodo e continuità, riportando successi anche minuscoli, autocriticando le proprie debolezze/errori nella lotta, ecc.).

A. Il presupposto fondamentale, la condizione principale e necessaria (anche se non sufficiente) per “diventare/ridiventare forti” consiste nella costruzione/attuazione di una linea politica giusta, corretta, antagonista da parte dei comunisti. Senza la “svolta a sinistra”, e cioè senza rompere decisamente col Partito Democratico (ala sinistra della borghesia europea/italiana, con purtroppo ancora un supporto di massa tra i lavoratori) e senza riaffermazione creativa e innovativa dell’identità/progetto comunista, alla lunga diventeremo ancora più deboli al di la di qualunque sforzo collettivo di pratica/lotta politica, anche se generosa e prolungata nel tempo.


B. Tuttavia il processo di costruzione di una giusta linea politica da sola non risulta ancora sufficiente: rappresenta una condizione, preliminare, necessaria e indispensabile, ma non ancora tale da produrre dei risultati soddisfacenti se essa viene isolata da altri tre “fronti” d’azione, di grande importanza.

L’organizzazione/praxis politico organizzativa infatti conta e pesa parecchio.

Per i comunisti italiani il processo di ri-accumulazione di forze si deve basare infatti anche su alcune misure politico-organizzative, allo stesso tempo minimale ma indispensabili, quali:

  • la ri-creazione di cellule comuniste nei posti di lavoro e di studio;

  • l’assegnazione di un compito di lavoro concreto a ciascun compagno;

  • la “regola d’oro” di A. Cunhal: selezionare principalmente i lavoratori salariati, e specialmente gli operai, di posti dirigenti del partito a tutti i livelli;

  • la pratica costante dell’autocritica, e non solo della critica, tra i comunisti (specie se dirigenti politici…);

  • l’unità d’azione totale del partito, previa una libera discussione preventiva sull’«azione»/fazioni/progetti di lotta;

  • la pratica costante di “imparare dalle masse” e di interpretare i bisogni collettivi degli operai/lavoratori, i loro sentimenti/umori, valorizzandone gli aspetti positivi;

  • la pratica di consultare continuamente la “base” del partito, e non solo ai congressi.

Sette misure indispensabili, sul piano politico-organizzativo, e fattibili da subito come inizio di un processo globale.

C. Ma, fermo restando la giusta linea politica, il processo di ri-accumulazione di forze si deve basare
principalmente sulle lotte; sulle lotte di classe a ogni livello e sotto ogni forma, senza alcun attendismo o snobismo elitario.

Cosa significa? Dodici dinamiche fondamentali:

  • significa fare proposte serie e articolate (e propagandanti) di lotta politica contro il nemico principale di fase: contrastandolo con ogni mezzo utile, anche con fantasia e creatività;

  • significa indicare e mettere in pratica (da attori principali) battaglie politiche per determinati obiettivi (chiari…), partendo dai referendum (legge Treu, ecc.) fino ad arrivare alle proposte di legge, alla diffusione di concrete/mirate parole d’ordine (es. occupare/nazionalizzare l’ILVA di Taranto, ecc.), alla diffusione del programma del partito (nazionalizzazione delle banche, ecc.);

  • significa estendere e popolarizzare le “lotte esemplari”, come avvenne ad esempio per l’INSE di Milano, almeno in parte;

  • significa diventare realmente i “tribuni del Popolo” (Lenin, Che fare), difendendo lavoratori, masse popolari e anche singoli individui da abusi, sopraffazioni, corruzione, ecc.;

  • significa partecipare alle lotte spontanee portando aiuto, solidarietà concreta e soprattutto spinta/egemonia politica;

  • significa effettuare una lotta costante per l’egemonia su Internet, divenuto ormai dal 2000/2003 un mass-media centrale, ancorché iper-mal utilizzato dai comunisti;

  • significa riprendere a fare, in forme nuove e migliorate, le “Feste del Partito” come momento di ri-aggregazione/discussione in controtendenza;

  • significa riprendere e diffondere stampa/volantinaggio davanti ai luoghi di lavoro, fare controinformazione continua;

  • significa partecipare sempre e attivamente alle lotte elettorali principalmente per diffondere le nostre idee-programmi-progetti, e solo in subordine per acquisire seggi;

  • significa essere in prima fila e protagonisti nella lotta antifascista/antimilitarista/- antisessista;

  • significa fare battaglia internazionalista, anche in controtendenza (vedi l’esperienza milanese sulla Siria), sulle questioni volta per volta centrali in una certa politica;

  • significa “dire la nostra” ogni giorno, anche in modo creativo e provocatorio via Internet e via stampa, su ogni novità politica di carattere nazionale e internazionale.

Prese isolatamente, ciascuna dinamica di lotta non basta: collegate ed espresse unitariamente, esse fanno la differenza tra impotenza politica e presenza politica (e forza…) di massa.

D. Sussiste infine un altro “fonte” di lotta, quello sulla e per l’egemonia ideologio-culturale: visto il pensiero di Gramsci, è inutile sottolinearne l’importanza.

In questo campo d’azione, serve individuare alcune precise proposte/linee d’intervento prioritarie, selezionando tra le tante possibili vista l’attuale scarsità di forze/situazione di emergenza politica in cui si trovano i comunisti.

Nel breve periodo, diventa indispensabile almeno:

  • fare una “mappatura” degli orientamenti politico-sociali dei lavoratori italiani, a partire da quelli che hanno votato per Grillo;

  • una previsione sulle tendenze a breve termine del capitalismo mondiale. Ripresa o nuova crisi, entro il prossimo triennio?;

  • iniziare una “riscoperta” (creativa e non-dogmatica) del marxismo-leninismo, partendo da Gramsci fino ad arrivare all’opera di comunisti quali Alvaro Cunhal (si veda l’ottimo “Attualità e universalità del pensiero di A. Cunhal” su marx21, 2 marzo 2013);

  • delineare un progetto a lungo termine e di più ampio respiro, oltre alle “tre emergenze” sopra accennate in campo politico-culturale e ideologico.

Le difficoltà in cui ci troviamo risultano fin troppo evidenti e pesanti, ma va tenuto conto dell’aspetto positivo e delle potenzialità della situazione concreta attuale, oltre che la dinamica futura nei prossimi mesi e anni.

Va sottolineato che:

  • sussiste ancora (se non lo si lascia disperdere) un serio “patrimonio” umano, politico e culturale composto da decine di migliaia di comunisti, militanti/iscritti: non si parte ancora da zero, o da poche decine di compagni;

  • esistono anche migliaia di compagni “alla finestra”, più o meno incerti o delusi, che potrebbero essere via via recuperati alla militanza politica;

  • votando Grillo, milioni di operai, giovani e disoccupati di sinistra/potenzialmente di sinistra hanno già rotto il “cordone ombelicale” con il PD: hanno sbagliato ovviamente nel referente politico, ma risultano potenzialmente recuperabili da una forza comunista seria, organizzata e antagonista (anche nei fatti…), che compia davvero e sul piano strategico “la svolta a sinistra”;

  • la principale debolezza di Grillo, che emergerà già nei prossimi mesi, è essere una coalizione instabile tra elettorato popolare/giovanile di sinistra/tendenzialmente di sinistra e piccola borghesia impoverita, ma di matrice prevalentemente reazionaria (vedi questione dell’antifascismo, dell’art. 18, dell’odio verso i sindacati, ecc.): una coalizione fragile, che nei prossimi anni possiamo rompere;

  • il futuro/i futuri governi saranno inevitabilmente dei nuovi “governi dei sacrifici” (vincoli di Maastricht, pareggio di bilancio obbligatorio, secessione italiana, ecc.), con le inevitabili conseguenze sulle masse popolari italiane sulla loro coscienza collettiva;

  • la prevedibile ripresa delle lotte operaie, dopo la stagnazione del 2004/2012;

  • il progetto di SEL è clamorosamente fallito e nell’«ipotesi Renzi» proprio Vendola si troverebbe in una situazione ancora peggiore di quella attuale;

  • la dinamica del capitalismo USA-europeo-italiano è tutto, meno che rosea e stabilizzata.

Il vero è l’intero”, sosteneva giustamente il grande dialettico Hegel: e nell’«intero» vanno valutati e sottolineati anche i dati, gli elementi e le tendenze positive per i comunisti, in questo difficile momento (con possibili, seppur non scontate né inevitabili, elezioni anticipate forse alle porte).