Grande interesse in Germania per l’Appello per la ricostruzione del partito comunista

ricostruirepc logoTraduzione dal tedesco di Vladimiro Giacché per Marx21.it

Riproduciamo in traduzione italiana due testimonianze dell’interesse suscitato in Germania dall’Appello per la ricostruzione del partito comunista e dalle iniziative ad esso legate.

Si tratta dell’intervista rilasciata dal compagno Fausto Sorini all’organo del partito comunista tedesco (DKP), “Unsere Zeit”, pubblicata il 23 gennaio scorso, e dell’articolo dedicato all’appello e alle riunioni di Livorno e Bologna il 31 gennaio da “junge Welt”, quotidiano di riferimento della sinistra marxista, anticapitalista e antimilitarista tedesca (dalle componenti più avanzate della LINKE alla DKP, ai movimenti antifascisti e per la pace).

Ci sembra che rappresentino un’ulteriore riprova dell’attenzione con la quale, da parte del movimento comunista e delle forze anticapitaliste europee, si guarda all’iniziativa volta a restituire ai lavoratori del nostro Paese quello che hanno perso nel 1991: un partito comunista degno di questo nome.

Italia: nuovo avvio per un partito comunista
Fondamentale l’unità sulle questioni di fondo

Intervista a Fausto Sorini, responsabile rapporti internazionali del Partito Comunista d’Italia (PCdI)

UZ: Compagno Fausto, il 20 dicembre comunisti e comuniste con e senza tessera di partito s’incontrarono a parlare d’una rifondazione del PCI. Quali sono i risultati di questo dialogo?

Fausto Sorini: Nel mese di settembre 2014 è uscito un manifesto politico firmato da cento personalità comuniste italiane, unite da una affinità politica e ideologica, ma con diversa collocazione: dirigenti del PdCI (oggi PcdI), di Rifondazione Comunista, e senza tessere di partito (quadri operai, sindacalisti, intellettuali, esponenti di associazioni di massa…).

Questo manifesto propone un processo di Ricostruzione del partito comunista in Italia, „ che sappia unire in questo processo tutte le forze comuniste con una cultura politica affine, che in vario modo si richiamano, attualizzandolo, al miglior patrimonio politico e ideologico dell’esperienza storica del PCI, della sinistra di classe italiana e del movimento comunista internazionale e alla migliore tradizione marxista, a partire dal contributo di Lenin e Gramsci. Con una chiara collocazione internazionalista e antimperialista… Sappiamo che si tratterà di un processo graduale e di non breve periodo (ma che va iniziato ORA), che metta capo a un’unica forza comunista rigenerata, capace di superare l’attuale frammentazione e, con essa, una sempre più evidente irrilevanza politica e sociale“.

Non diciamo ricostruzione „del PCI“, perchè consideriamo quella esperienza storicamente irripetibile, nelle sue luci e nei suoi limiti, e non riteniamo comunque oggi possibile – per una lunga fase – ricostruire in Italia un PC che sia al tempo stesso rivoluzionario e abbia le basi di massa che ebbe il PCI nel secondo dopoguerra.

Non a caso abbiamo rinominato anche il nostro partito (il PdCI) come Partito Comunista d’Italia, che era il nome originario del PCI dalla fondazione (1921) al 1945 (il partito dell’epoca di Antonio Gramsci): un partito che anche quando fu legale, prima del fascismo, fu un partito di militanti e di quadri, piccolo anche se influente nel movimento di massa.

Il quadro che questo Manifesto prospetta nella situazione italiana è quindi quello di un partito comunista di quadri e di massa, di ispirazione leninista e rivoluzionaria, nell’ambito di un Fronte ampio e unitario delle forze della sinistra di classe. Come dice il Manifesto politico: „Comunisti uniti, per la ricostruzione del partito comunista, in una sinistra di classe e del lavoro, unita e unitaria“.

L’assemblea nazionale del 20 dicembre, a cui hanno preso parte oltre 250 quadri, ha fatto il punto sui primi mesi di questo processo, che ha già raccolto oltre 1000 adesioni qualificate e selezionate di militanti ed esponenti territoriali e di fabbrica che hanno una buona rappresentatività nelle rispettive realtà.

Lavoriamo cioè ad allargare questa rete di quadri e di militanti puntando oggi più sulla qualitò che sul numero, perchè vogliamo che le fondamenta di questo processo siano solide e relativamente omogenee sul piano politico e ideologico.

Il fallimento dell’esperienza della Rifondazione comunista, in cui erano presenti tutte le correnti culturali della sinistra (un minestrone eclettico in cui era presente tutto e il contrario di tutto, e che infine si è dissolto e frammentato in decine di gruppi e partitini ininfluenti e in lotta tra loro) ci dice che non si ricostruisce un PC solido e durevole se non vi è un minimo di omogeneità politica e ideologica sulle questioni di fondo. Anche per questo abbiamo abbandonato il termine di „rifondazione“,,.

Altra cosa è un Fronte unitario della sinistra di classe e del lavoro, che può essere tenuto insieme sulla base di un programma minimo avanzato. E che è la seconda gamba, inseparabile dalla prima, su cui si fonda questo progetto.

UZ: Il tuo partito, fino a qualche tempo fa il PdCI, ormai ridenominato in PCdI, é una forza trainante nel processo di riunificazione? Come si comporta Rifondazione Comunista?

Fausto Sorini: Sì, il PCdI ha aderito in modo unanime, nella sua Conferenza di Organizzazione del settembre 2014, a questo processo; e si è messo a sua disposizione. Siamo pronti a confluire in un processo di costituzione di un nuovo partito comunista unificato quando ve ne saranno le condizioni.

Su questo punto ciò che rimane di Rifondazione comunista è divisa: una parte (minoritaria) dei gruppi dirigenti è a favore, un’altra è contraria o esitante. Ma nella base militante di Rifondazione che non vuole rinunciare alla prospettiva di un partito comunista in Italia e non intende sciogliersi o diluirsi in una Syriza all’italiana, c’è un interesse diffuso per questo nostro progetto.

Siamo in una fase di grande discussione, scomposizione e ricomposizione di tutte le componenti comuniste e di sinistra anticapitalistica che hanno caratterizzato l’esperienza italiana dopo lo scioglimento del PCI. Una fase si sta chiudendo, un’altra si apre.

UZ: Come valutate la situazione all’interno del PD? É possibile che una parte della sinistra lascerá questo partito e aderirá al nuovo PCI? Quale ruolo gioca il PD nella classe politica d’Italia?

Fausto Sorini: La dialettica politica all’interno del PD è tutta interna al confronto tra posizioni liberali e posizioni socialdemocratiche moderate. Basti pensare che quando ci fu la partecipazione italiana alla guerra di aggressione contro la Libia, non una sola voce contraria si levò all’interno del PD. Non esiste quindi nessuna componente che potrebbe aderire al nuovo PC. Questo forse potrebbe accadere per alcuni elettori del PD, che ancora si sentono comunisti, ma fino ad ora non hanno visto a sinistra niente di serio e a volte, per protestare contro la politica del PD, votano 5 Stelle oppure non vanno a votare (come è accaduto di recente alle elezioni regionali).

UZ: Il Presidente Napolitano ha annunciato il suo recesso. Come si posizioneranno comunisti e comuniste a questo proposito?

Fausto Sorini: Consideriamo Napolitano uno dei peggiori Presidenti della Repubblica che l’Italia abbia mai avuto: un autentico architrave e garante del sistema Nato e Ue in Italia; per cui brindiamo alle sue dimissioni. Oggi la prorità è avere un Presidente della Repubblica che sia almeno in parte riluttante al coinvolgimento dell’Italia nel sistema di guerra atlantico (NATO) che la parte più oltranzista dell’imperialismo americano vuole trascinare in un conflitto globale con la Russia e la Cina.

UZ: Voi come il DKP siete osservatori nel Partito della Sinistra Europea. Quali vantaggi e svantaggi vedete nella costruzione dell’ELP?

Fausto Sorini: Siamo contrari, sul piano strategico, al progetto dell’ELP, perchè si tratta di un progetto sorto e ancora oggi volto a dividere e indebolire il movimento comunista in Europa, e subalteno ad una logica di appartenenza all’Unione europea. Abbiamo scelto di parteciparvi come osservatori non per sostenere il progetto come tale, ma perchè all’interno di esso esistono forze e componenti di sinistra con le quali abbiamo comunque buoni rapporti sul piano bilaterale, e la partecipazione agli incontri dell’ELP li facilitano. Siamo favorevoli al dialogo a sinistra anche con posizioni diverse dalle nostre, nella reciproca autonomia.

UZ: Ti ringraziamo per questa conversazione e auguriamo buon successo per il processo di ricostruzione del partito comunista in Italia!


Appello per l’unità comunista.
La sinistra italiana riparte da Lenin e Gramsci. Dibattiti per un’ampia alleanza.

Gerhard Feldbauer, die junge Welt, 31 gennaio-1° febbraio, p. 6

I comunisti italiani che riaffermano la propria identità marxista hanno avviato una nuova iniziativa per il superamento delle loro divisioni. Il 21 gennaio si sono riuniti a Livorno 150 membri del Partito della Rifondazione Comunista (PRC) e del Partito dei Comunisti Italiani – che ha recentemente cambiato nome in Partito Comunista d’Italia – nonché membri di altri gruppi e comunisti attualmente senza partito. Nella città portuale 94 anni fa gli esponenti della sinistra rivoluzionaria che si raccoglieva intorno a Gramsci avevano fondato il Partito Comunista Italiano.

Il 24 gennaio, anche in questo caso in una città-simbolo, Bologna, dove 24 anni fa quel partito è stato liquidato, si è svolta una seconda manifestazione con oltre 100 comunisti che hanno aderito alla proposta di costituire un’associazione finalizzata ad avviare un processo di lungo periodo per preparare la costruzione di un partito comunista unito e per la collaborazione tra le forze di sinistra. È stato deciso di effettuare una campagna nazionale e ulteriori iniziative, a cominciare da 20 città maggiori. Sia a Livorno che a Bologna è stato considerato in termini molto critici il progetto della Sinistra Europea, cui il PRC aderisce mentre il PCdI ha lo status di osservatore.

L’iniziativa è partita da comunisti che operano nel PCdI e nel PRC. A essa si sono unite ulteriori personalità di diversa provenienza. Tra esse Domenico Losurdo, filosofo di fama internazionale, presidente della Società Internazionale per il pensiero dialettico. L’appello in breve tempo è stato sottoscritto da oltre 1.100 comunisti e simpatizzanti.

Il numero è poi cresciuto sino a superare i 1.500 sottoscrittori. Molti di loro sono personalità dotate di buon radicamento sociale, provengono da PCdI e PRC, sindacati, centri sociali, associazioni partigiani, sono manager, rappresentanti della scienza, della letteratura e dell’arte. Tra essi vi sono il professor Angelo d’Orsi, dell’Università di Torino, Piergiovanni Alleva, professore di diritto del lavoro all’Università di Bologna e consulente giuridico della CGIL, e l’ex senatrice del PCI Carla Nespolo, vicepresidente dell’ANPI.

L’appello richiama “tutte le forze comuniste, … che in vario modo si richiamano, attualizzandolo, al miglior patrimonio politico e ideologico dell’esperienza storica del PCI, della sinistra di classe italiana e del movimento comunista internazionale e alla migliore tradizione marxista, a partire dal contributo di Lenin e Gramsci”, ad unirsi nella lotta comune “con una chiara collocazione internazionalista e antimperialista”.

Negli incontri è stato inoltre analizzato il catastrofico declino del movimento di sinistra in Italia dopo la liquidazione del partito comunista. Così Losurdo ha definito la trasformazione del PCI nel 1991 nel partito di sinistra socialdemocratico PDS. L’esito di questo processo è stato rappresentato, nel 2007, dalla fusione tra la maggioranza del PDS e il partito cattolico di centro Margherita nel Partito Democratico (PD), all’interno del quale la base di sinistra è oggi in minoranza.

Ma neppure all’altro partito nato dalla fine del PCI, il PRC, fondato nel 1991, è stato possibile scrollarsi completamente di dosso l’opportunismo ereditato dall’ala riformista del PCI. La cosa è apparsa evidente in occasione delle elezioni europee del 2014, allorché il PRC ha assunto le linee programmatiche del candidato di punta greco della Sinistra Europea e ha partecipato alle elezioni con lo slogan “Un’altra Europa con Tsipras”. Passi avanti ha fatto l’altro partito comunista, nato nel 1998, che intende richiamarsi all’identità comunista del PCI e al pensiero di Lenin e di Gramsci e per questo ha cambiato il proprio nome da Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) in Partito Comunista d’Italia (PCdI).

L’appello sottolinea che si tratterà di un processo lungo e graduale, che deve però essere avviato subito, per aprire “un dialogo costruttivo” a sinistra, “capace di trovare volta a volta la sintesi strutturata e non occasionale dell’unità d’azione”. In questo contesto i comunisti non devono sciogliersi in un partito di sinistra, ma mantenere in questo processo una propria organizzazione, e con essa dare il proprio contributo all’unità politica della sinistra di classe.