Avviate in Ucraina le procedure per la messa al bando dei comunisti

simonenko petro 45da www.kpu.ua | Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Intervista a Petro Simonenko a cura di Robert Allertz

Il testo dell’intervista concessa dal leader del Partito Comunista di Ucraina, Petro Simonenko, al giornale della sinistra tedesca “Junge Welt” (http://www.jungewelt.de/2014/07-24/001.php), in seguito alla decisione assunta dal parlamento ucraino di avviare le procedure per la definitiva messa al bando delle sue organizzazioni e dei suoi simboli

Giovedì la Corte distrettuale amministrativa di Kiev ha dato inizio al processo, il cui risultato finale dovrebbe essere la messa al bando del vostro partito e dei suoi simboli. Mi si permetta di ricordare ai lettori: nell’agosto del 1991, il Partito Comunista, in quanto parte del PCUS, era già stato vietato, ma nel 1993 fu nuovamente ricostituito. Da quel momento Lei ne è alla guida. Perché vogliono vietare il vostro Partito, che è quello con l’età più avanzata tra tutte le organizzazioni politiche del paese?

Noi rappresentiamo un intralcio politico. Abbiamo creato disturbo sia alla classe dominante al tempo di Yanukovich che alla nuova leadership con Poroshenko. Per questo vogliono sbarazzarsi di noi.

Ma il vostro partito non aveva collaborato conil Partito delle regioni di Yanukovich dal 2010 al 2014?

E’ così, su alcune questioni le nostre posizioni coincidevano con quelle del Partito delle regioni, e per questo abbiamo appoggiato progetti di legge, che rispondevano al nostro programma elettorale. Ma tuttavia, abbiamo respinto tutte le le iniziative antisociali di Yanukovich e del suo partito, come, ad esempio, le riforme sanitaria e pensionistica. Su tali questioni Yanukovich era stato appoggiato dall’opposizione di allora, che dopo il golpe di febbraio è arrivata al potere. Oggi il Partito delle regioni di fatto lavora con Poroshenko, e con esso non abbiamo più nulla in comune.

Quali sarebbero i motivi del divieto del partito?

Il segnale per la persecuzione del Partito Comunista è stato dato da Turchinov, che all’epoca agiva come presidente ad interim dell’Ucraina, e che ora ha assunto la presidenza della Rada Suprema. Dal momento in cui capo dello Stato è diventato Poroshenko, anch’egli ha sostenuto la disposizione data da Turchinov al ministero della giustizia di preparare il processo per la proibizione del partito. Le accuse all’indirizzo del Partito Comunista assumono un carattere generale. Hanno dichiarato che il Partito Comunista è “nemico dell’Ucraina”, che “sostiene i separatisti”, che è “agente di Putin”. Allo stesso tempo ci è stato rinfacciato persino il referendum nazionale, che il Partito Comunista aveva promosso al tempo di Yanukovich, che volevamo far svolgere perché il popolo dell’Ucraina si esprimesse sul corso futuro della politica estera del paese. Questo referendum allora non era stato voluto né dal presidente né dall’opposizione, e la nostra iniziativa era stata bloccata sul piano giuridico.

Quali “prove” giustificherebbero la proibizione del Partito Comunista?

Il procedimento avviato dal Ministero della Giustizia è composto da 18 pagine e da 129 pagine di prove, tratte da fonti aperte – vale a dire, giornali, volantini, video, ecc. Con il loro aiuto cercano di dimostrare che il Partito Comunista di Ucraina avrebbe violato l’articolo 5 della legge dell’Ucraina sui partiti, cioè ci accusano di avere violato la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Ci si riferisce al separatismo?

Naturalmente. Tuttavia, le prove raccolte dal Ministero della Giustizia non sono serie e addirittura sfiorano il ridicolo, poiché si basano su notizie e informazioni riportate da terzi, e persino su citazioni distorte. Hanno addirittura trovato due “ribelli” e “terroristi” che avrebbero dichiarato di essere “rappresentanti del Partito Comunista”.

Per il partito?

No, per la lotta armata con Kiev. Ciò è naturalmente assurdo, dal momento che il Partito Comunista ha sempre chiesto la cessazione del confronto armato. Noi ci siamo pronunciati e ci pronunciamo per un regolamento pacifico, chiediamo la cessazione del fuoco e negoziati. Per questo ci hanno accusato di istigare alla guerra, nella quale con tali dichiarazioni daremmo la possibilità ai separatisti, che agirebbero con il sostegno di Mosca, di rafforzarsi sul piano militare.

Presso la sede centrale del vostro Partito, su un lato sono appesi due striscioni rossi con del filo spinato, su cui sta scritto “Mai più!” e “Comitato per la pulizia”

Ma non solo questo. Hanno dipinto sull’edificio una svastica e varie scritte. La sede centrale del Partito Comunista era stata occupata e saccheggiata dagli “attivisti del Majdan” in febbraio. Gli uffici del nostro partito sono stati incendiati a Lutsk, Chernigov e in altri luoghi. Al momento la polizia non ha ancora fatto sgomberare l’edificio. Nell’edificio della sede centrale del KPU non è possibile lavorare normalmente, e sarebbero necessarie grandi riparazioni.

Sono stati presi di mira solo gli uffici del partito o anche i suoi iscritti?

Giusto. Gli attacchi sono iniziati in Ucraina occidentale e in corrispondenza degli eventi del Majdan sono cresciuti di intensità. Ci sono state irruzioni anche nelle case dei nostri militanti, alcuni dei quali sono stati prelevati e a cui è stato chiesto di rinunciare all’appartenenza al partito. Anch’io, dopo aver partecipato a un dibattito televisivo, sono stato attaccato da un gruppo di persone, e questo è stato il motivo per cui ho dovuto abbandonare lo studio attraverso l’uscita di emergenza. Ma queste persone hanno continuato la loro aggressione, hanno bloccato la mia automobile, fracassandole i vetri, e hanno gettato “bottiglie Molotov”. I deputati del partito fascista “Svoboda” mi hanno spintonato fuori dalla tribuna parlamentare della Rada. E così hanno fatto anche con altri membri del nostro gruppo. Ecco perché ora i deputati comunisti democraticamente eletti devono avere paura a recarsi al parlamento.

Quali conseguenze tutto ciò potrà comportare?

In questo clima di anticomunismo, illegalità e violenza il lavoro parlamentare è impossibile. Nove membri hanno già abbandonato la frazione del KPU, e ora siamo 23.

E dove sono andati questi deputati?

Se ne sono andati in una frazione denominata “Per la pace e la stabilità” che annovera l’oligarca della “Famiglia”, Kurchenko. Serghey Kurchenko a 27 anni è una delle persone più ricche del paese, in Occidente lo chiamano il “Rockefeller ucraino”. Durante il governo di Yanukovich Kurchenko ha fatto i miliardi nel commercio del petrolio e del gas. E proprio come allora comprava le imprese, ora compra i deputati.

Il Partito sta attraversando un periodo complicato e difficile, e la sua immagine non sempre suscita simpatie. Tuttavia, in tutto il mondo stiamo registrando il sostegno e la solidarietà nei nostri confronti, soprattutto da parte dei partiti comunisti.

Gabi Zimmer, a nome della frazione da lei guidata delle sinistre al Parlamento Europeo, ha inviato una lettera al presidente Poroshenko, in cui ha definito illegittima la persecuzione legale e fisica verso il nostro partito e ha espresso la sua protesta.

Che cosa farete, se il KPU verrà vietato?

In tal caso ci appelleremo alla Corte Europea per la difesa dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Per i comunisti ucraini hanno valore proprio quegli stessi diritti dell’uomo, che li si accusa continuamente di violare.

Il voto del parlamento ucraino che mette fuori legge il Partito Comunista Ucraino

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