I comunisti ucraini e le sinistre europee. Intervista a Petro Simonenko

simonenko falcemartelloda obozrevatel.com
Traduzione dal russo di Mauro Gemma

Il leader del Partito Comunista di Ucraina Petro Simonenko dal 22 al 28 maggio si è recato in visita nella Repubblica Ceca, in Germania e Francia, dove ha incontrato i dirigenti di alcuni partiti di sinistra europei.

In un’intervista a Obozrevatel’ (L’Osservatore) ha riferito su come le sinistre europee hanno reagito alla possibilità del divieto del Partito comunista, su come intendono aiutare i colleghi ucraini, e ha anche spiegato che le destre europee differiscono da quelle ucraine, e perché la loro popolarità è in crescita tra gli elettori europei.

Simonenko ha anche comunicato che i suoi colleghi europei sono intenzionati a chiedere l’adempimento degli accordi di Ginevra e di quelli del 21 febbraio, firmati anche da Viktor Yanukovich.


Petr Nikolaevich, ha trascorso quasi tutta la settimana scorsa in Europa, dove si è incontrato con le sinistre europee. A quale livello sono avvenute le riunioni?

La settimana scorsa mi sono incontrato con i nostri compagni a Praga. Ho avuto un colloquio con il segretario del Partito Comunista di Boemia e Moravia, Voitech Filip, che è pure vice-presidente del parlamento della Repubblica Ceca. Abbiamo discusso le questioni che ci riguardano con i deputati, abbiamo tenuto una conferenza stampa, illustrando la nostra posizione direttamente ai giornalisti a Praga.

La stessa cosa abbiamo fatto a Berlino. Abbiamo incontrato i deputati del Bundestag, abbiamo discusso con il dirigente del Partito di Sinistra della Germania (Die Linke), Tobias Pflüger e abbiamo incontrato i giornalisti.

Il terzo incontro si è tenuto a Parigi. Ci siamo incontrati con il capo del gruppo parlamentare del Front de Gauche all’Assemblea Nazionale (il parlamento francese) André Chassaigne, con deputati e giornalisti.

L’ultimo incontro l’ho avuto con il leader della “Sinistra Europea”, Pierre Laurent. A questo proposito, va detto che ora il gruppo delle sinistre europee sarà di circa 50 deputati, mentre fino al 25 maggio ne aveva 35.

Quali questioni avete affrontato nel corso degli incontri?

La prima questione che abbiamo pensato di porre è quella relativa alla diffusione delle informazioni e delle nostre valutazioni degli eventi in Ucraina. Abbiamo convenuto che i media europei presentano la situazione in maniera distorta. Purtroppo, la macchina informativa non funziona in modo tale che l’Europa sappia obiettivamente che cosa sta accadendo da noi in Ucraina, ma solo per sostenere ciò che può risultare vantaggioso al punto di vista dell’annessione dell’Ucraina all’UE, senza alcuna considerazione degli interessi nazionali del nostro paese.

Da noi tutti i governi sono stati considerati come i più democratici, prima di accusarli di dittatura, crimini e corruzione. Tutto ciò sta accadendo ora con il nuovo governo ucraino.

Ci siamo trovati d’accordo su tre posizioni di principio.

In primo luogo le sinistre europee hanno sostenuto la nostra idea della necessità di esercitare pressioni sul regime dell’Ucraina con la richiesta di interrompere immediatamente la guerra, fermare lo spargimento di sangue nel cuore dell’Europa e sedere al tavolo dei negoziati.

In secondo luogo, abbiamo concordato sul fatto che oggi la prospettiva della risoluzione dei problemi che hanno provocato lo spargimento di sangue in Ucraina, risiede in un piano di modifica della Costituzione, e che a questo processo va data concretezza. E’ inoltre necessario riprendere il lavoro sull’attuazione dell’accordo del 21 febbraio, in cui è stata coinvolta anche l’Europa, e degli accordi di Ginevra, di modo che ciò che è stato firmato in questi due documenti venga realizzato.

E la terza idea: i miei colleghi comprendono davvero che in Ucraina oggi si sta svolgendo un processo politico per la messa sotto accusa del nostro partito. Sapendo come nell’Unione Europea viene considerata la proibizione di un partito, tenendo conto del fatto che noi siamo rappresentati in parlamento e che per noi ha votato la gente, i miei colleghi hanno acconsentito ad aiutarci, mettendo a disposizione giuristi europei di fama, per difenderci in questo tribunale politico, che sta cercando di allestire l’attuale regime nazional-fascista in Ucraina. Questo sarà il lavoro concreto, poiché noi tutti comprendiamo che permettere un secondo incendio del Reichstag, come stanno cercando di fare in Ucraina, non è consentito.

Voglio ancora sottolineare che attraverso queste tre posizioni abbiamo trovato la via costruttiva della collaborazione e della comprensione. Le nostre valutazioni su quanto sta accadendo in Ucraina sono considerate obiettive.

Tutto ciò che sta accadendo in Ucraina è il risultato di problemi interni all’Ucraina. Fino a quando nel nostro paese ci sarà chi non comprende che dobbiamo risolvere i nostri problemi da soli, invece di incolpare qualcuno, non riusciremo mai a risolvere nulla. Di tutto questo abbiamo parlato.

Sono stati firmati accordi o concordate intese verbali?

Per noi è già abbastanza avere potuto illustrare la nostra posizione. Dal 6 all’8 giugno a Bruxelles ci sarà una riunione del Partito della Sinistra Europea e il primo giorno sarà dedicato a discutere dei problemi dell’Ucraina.

Come hanno reagito le sinistre europee alla crescita della popolarità dei partiti di destra, che si è manifestata nelle ultime elezioni per il Parlamento Europeo?

Abbiamo bisogno di comprendere cosa sono i partiti europei di destra. L’idea di fondo, che ha spinto gli europei a sostenere questi partiti, non è l’idea nazionalista, ma la difesa degli interessi nazionali. Nelle condizioni della crisi, nelle condizioni in cui i lavoratori migranti e il loro lavoro vengono intensamente sfruttati, quando non si risolve il problema della disoccupazione, insieme alle sue conseguenze, il voto per la destra rappresenta una protesta contro L’Unione Europea. Dobbiamo capire che proprio questi fattori sono alla base del sostegno ai partiti della destra e dell’estrema destra in Europa.

So che sono fondamentalmente euroscettici…

Si, sono euroscettici. E allora perché in Ucraina sono stati mobilitate sul Majdan persone che hanno ucciso altre persone, per qualcosa a cui in Europa si guarda in modo completamente diverso? E forse ciò si è manifestato solo nell’ultimo anno? Per questo hanno sparso sangue? Ora è necessario capire chi ha ucciso questa gente? A mio avviso, ammontano già a centinaia i morti nel Donbass e gli obitori sono stipati nella regione di Donetsk.

A proposito della situazione nel Donbass, come giudicano i suoi colleghi europei l’operazione anti-terrorismo?

Come una guerra contro il proprio popolo, e la condannano. Il capo del gruppo parlamentare del Front de Gauche all’Assemblea Nazionale André Chassaigne ha detto che verrà richiesto per iscritto al ministro degli affari esteri della Francia di prendere posizione per una cessazione immediata di questa guerra. In Europa l’opinione è molto negativa.

E qual è il parere delle sinistre europee sull’annessione della Crimea alla Russia?

Ho cercato di parlare d’altro con i colleghi europei. Oggi si parla di questo, colpevolizzando la Russia del fatto che essa avrebbe annesso questo territorio. Io ho cercato di rispondere alla domanda su quale sia stata la causa della radicalizzazione dei cittadini dell’Ucraina che vivono in Crimea, ancora una volta sottolineo cittadini dell’Ucraina che vivono in Crimea. E ho detto che il 22-23 febbraio, quando in Ucraina veniva attuato il colpo di Stato, i cittadini della Crimea hanno cominciato a chiedersi che cosa sarebbe loro accaduto.

Ho detto ai colleghi europei che già allora avevo invitato tutti i parlamentari di Kiev a recarsi in Crimea dai loro colleghi del luogo per affrontare tutti i problemi, concedere loro il diritto ad un’ampia autonomia, come era avvenuto nel 1992. Ma che cosa ha fatto Kiev? Kiev ha cominciato a mostrare il bastone, a imbastire processi penali, a dire che tutti in Crimea erano separatisti.

Alla fine non sono stati risolti nella sostanza i problemi, che certo non per la prima volta si presentavano in Crimea: sulla lingua, sui poteri dell’autonomia. Per questo la questione della Crimea ha preso una piega completamente diversa: in Ucraina è necessario imparare a non spaventare la gente, a prestare ascolto al proprio popolo.

Per questo ho spiegato ai miei colleghi in Europa che la separazione della Crimea è il risultato della politica criminale di Kiev. Ecco dove sta la radice dei problemi, e Kiev non deve dare la colpa a Mosca.

Oggi stiamo assistendo a qualcosa di paradossale: tutti i problemi di Kiev vengono risolti o a Washington, o a Bruxelles o a Mosca. E quando saranno risolti a Kiev? Cerchiamo di non aspettare che ci sia qualcuno che decida per noi. Questo va richiesto ai nostri politici: siete in grado di risolvere i problemi o siete solo dei chiacchieroni?

Petr Nikolaevich, ora avete legami con i comunisti russi?

Certo che ne abbiamo. Il risultato dei nostri legami è rappresentato dall’ultima dichiarazione dell’intera Duma di Stato a sostegno del nostro partito minacciato di messa al bando. E’ avvenuto la scorsa settimana. Abbiamo parlato con Ghennady Andreevich Zyuganov (leader dei comunisti russi) e ancora una volta abbiamo confrontato le nostre posizioni circa la necessità di trovare oggi una soluzione pacifica alla questione, riguardante il rapporto tra Kiev e le regioni. La mia posizione sulla necessità di risolvere tranquillamente tali problemi, è sostenuta dai miei colleghi e chiediamo che sia lo stesso popolo ucraino a risolverli autonomamente e che nessuno interferisca nei nostri affari interni.