Spari sui feriti a Nassiriya: «Annichiliscilo»

«Guarda come si muove sto bastardo. Luca annichiliscilo!». Poi, forte, il rumore di uno sparo contro una persona sdraiata a terra, i cui contorni si distinguono appena. E’ il video della battaglia dei tre ponti a Nassiriya del 6 agosto 2004, la stessa finita al centro di pesanti polemiche politiche perché il contingente italiano fu accusato di aver sparato contro un’ambulanza che trasportava una donna incinta. E la stessa su cui la magistratura militare lavora da oltre un anno – nel registro degli indagati c’è il nome di un graduato – per capire se il contingente italiano colpì cittadini inermi. Dando un occhiata al video realizzato da un militare anonimo e consegnato all’Osservatorio militare, a Sigfrido Ranucci di Rainews24 (lo stesso che un mese fa ha scoperchiato lo scandalo del fosforo bianco contro Falluja) e alle Iene che dopo una lunga trattativa con Mediaset non l’hanno mandato in onda, si capisce subito che quella cui partecipano gli italiani è una guerra vera e proprio. E che durante quella battaglia carabinieri e lagunari si sono coordinati tra loro poco e male distinguendo a malapena tra civili e «guerriglieri» armati.

I primi minuti del video, che Ranucci ha deciso di mettere in onda senza commenti, sono forse i più scioccanti. Mostrano un militare che prende di mira la sagoma di un uomo a terra, probabilmente un nemico ferito. «Lo vedo da dentro il trigicon (mirino ndr) – esclama il militare, un carabiniere della Msu – guarda quanto è bellino là a terra, lo vedi che muove la testa?» E la risposta: «Guarda come si muove sto bastardo: Luca annichiliscilo». Qualche minuto dopo si saprà che «Luca sta sera non paga da bere, lo ha annichilito, ha ammazzato il cecchino». Ma che la regola sia sparare alle persone lo si capisce anche più avanti quando qualcuno, probabilmente un superiore, ordina al sottoposto che sta puntando un missile terra-terra contro quella che potrebbe essere la postazione dei nemici: «Ascolta, nel dubbio spara alla gente, capito? Tienili nel mirino» e quindi parte il razzo. Dalle immagini si capisce anche che i militari italiani hanno enormi difficoltà ad evitare di sparare gli uni sugli altri anche nel pieno dell’attacco contro un «casottino» in cui dovrebbero essere asserragliati i guerriglieri ma da cui, qualche minuto dopo gli spari, si vede rientrare un uomo con delle capre: «Ditemi qual è la casa – si sente urlare ad un certo punto – ditemi qual è il dispositivo dell’esercito se c’è gente sui tetti perché rischiamo di tirarci addosso gli uni con gli altri». E la scena, con gli scenari parzialmente mutati si ripete almeno altre due volte.

«Quelle immagini sono montate in modo storicamente errato – ribatte il colonnello Giuseppe Perrone, portavoce del contingente di stanza a Nassiriya che ha visto il video attraverso il sito www.rainews24.it – ad agosto del 2004 qui non c’erano bersaglieri. La scena del lancio di un missile terra-terra contro una postazione di rpg è dell’aprile o del maggio 2004». Difficile contestare il merito delle immagini o le grida di gioia dei militari soddisfatti per aver «annichilito» qualcuno: «Non sono frasi che si possono giustificare – commenta Perrone – ma come si fa a raccontare quello che prova una persona quando si stente sparare addosso?». Il diessino Marco Minniti, responsabile del settore difesa e candidato in pectore alla carica di ministro, non è dello stesso parere: «Le immagini trasmesse da Rainews ci hanno drammaticamente raccontato la guerra degli italiani a Nassiriya. Il governo, il presidente del consiglio in prima persona hanno il dovere di dire in parlamento che cosa è effettivamente accaduto». Elettra Deiana del Prc – che lo scorso anno presentò un esposto alla magistratura militare proprio sulla battaglia dell’agosto 2004 – annuncia che quel materiale «sarà acquisito e inviato al procuratore Antonino Intelisano: «Il ministro Martino è sempre stato restio nel raccontare quel che accadde durante la battaglia. Al punto di negare, poi smentito dalle indagini della procura militare, che tra il 5 e il 6 agosto 2004 ci fossero state vittime civili». Proprio al ministero della Difesa avrebbero accolto con molto imbarazzo la messa in onda del video.